GIOVANNI BOGANI
Cronaca

Lombardi dall’Oltrarno a Netflix: "Manca un film che racconti Firenze. È perfetta per una storia d’amore"

L’attore protagonista della serie Ripley stasera presenterà West of Babylonia al cinema La Compagnia. Il docufilm si concentra sugli altri Stati Uniti: "Oltre Los Angeles e New York c’è un oceano di storie".

Maurizio Lombardi ha vinto un Nastro d’argento per la sua interpretazione in «Romeo è Giulietta» di Giovanni Veronesi

Maurizio Lombardi ha vinto un Nastro d’argento per la sua interpretazione in «Romeo è Giulietta» di Giovanni Veronesi

Stasera alle 21 al cinema La Compagnia, in via Cavour, è di scena l’America. Ma un’America che non ti aspetti. Quella di uomini e donne che hanno scelto la libertà. Che vivono senza acqua corrente né elettricità, ai bordi di un deserto. Il film che verrà presentato stasera, e che racconta tutto questo, si chiama "West of Babylonia". È un documentario girato addosso alle facce, alle rughe, alle lacrime, ai sorrisi di donne, vecchi, bambini da Emanuele Mengotti, giovane regista che vive da anni fra gli Stati Uniti e l’Italia. E che a questa America nascosta sta dedicando un progetto decennale. A presentare il film, stasera, introdotto dalla giornalista Laura Della Corte, ci sarà un ospite d’eccezione: Maurizio Lombardi. Fiorentino, volto lunare alla Buster Keaton, aplomb d’altri tempi, classe da vendere, ha vinto un Nastro d’argento per il ruolo in "Romeo è Giulietta" di Giovanni Veronesi; ed è uno dei pochissimi attori italiani richiesti all’estero. Ha lavorato nelle serie "The Young Pope" e "The New Pope" di Sorrentino, è l’ispettore Ravini nella serie Netflix "Ripley". Ha un ruolo prezioso in "M – il figlio del secolo", ora su Sky. Da poco ha finito di girare la serie "Blade Runner 2099". E ha impersonato Gabriele D’Annunzio nel film "Alla festa della rivoluzione" di Arnaldo Catinari, che racconta l’impresa di Fiume. Ma tra un set e l’altro, stasera sarà a Firenze per introdurre "West of Babylonia".

Che cosa la lega a questo documentario sull’America profonda? "L’ammirazione per il lavoro di Emanuele Mengotti. Lui va a guardare l’America che non ti aspetti, un’America vera. Si parla sempre solo di New York e Los Angeles, ma oltre a queste due metropoli c’è un oceano vastissimo di vite, di storie, di persone che vivono ai margini dell’American dream".

Come vi siete conosciuti? "A una proiezione del suo film a Roma e poi l’ho avuto come ‘cicerone’ a Los Angeles. Mi ha portato in giro con la sua Alfa Romeo Duetto per le strade di Los Angeles, in smoking. Un sogno! Mi sembrava di essere nel film ‘Il laureato’…".

Da Los Angeles a Firenze, la sua Firenze. Che cosa ama di questa città? "Tutto. La trovo tutta commovente, e più di ogni cosa amo l’Oltrarno. Il ponte Santa Trinita mi sembra il più bello del mondo, più bello di Ponte Vecchio. Firenze non è stata ancora raccontata dal cinema come potrebbe. Sì, ci sono stati grandissimi registi: Monicelli, Zeffirelli, Ivory, Ridley Scott che hanno girato qui, però mi piacerebbe vedere, ambientata a Firenze, una straordinaria storia d’amore. Firenze è perfetta per una storia romantica. E anche per il thriller: nasconde un’anima nera, che aspetta ancora di essere raccontata".

È orgoglioso di essere fiorentino? "Molto. Firenze è sempre stata anche avanguardia nella vita civile: è stata la prima città al mondo ad abolire la pena di morte, nel 1786. E adesso la Toscana è la prima regione italiana a votare una legge sul fine vita. È un primo passo, bisogna capire se può funzionare, però credo che sia un passo giusto".