
Il rapporto di Confesercenti: male elettrodomestici, ferramenta, caseario e abbigliamento . In controdendenza tabacchi e bevande. Il presidente Gronchi: "Colpa di bollette e digitale".
di Rossella Conte
Negli ultimi 10 anni, ha assistito alla chiusura di 580 attività commerciali, registrando una contrazione del 13,4% rispetto al 2014. Questo fenomeno di desertificazione commerciale ha colpito in modo significativo settori come le edicole (-32,2%), il comparto lattiero-caseario (-47,8%) e il commercio di elettrodomestici ed elettronica (-42,2%). Anche le macellerie (-40,3%), i negozi di abbigliamento per bambini (-38,5%) e le ferramenta (-30,4%) hanno subito riduzioni importanti, così come gli empori (-30,1%) e i distributori di carburante (-30,0%). Questa tendenza ha coinvolto anche alcune storiche attività fiorentine, tra cui Bacci Tessuti di via dell’Ariento che si sta preparando ad abbassare il bandone dopo 72 anni, Albertina che ha chiuso a dicembre, Caretti, che ha venduto le sue affettatrici a generazioni di fiorentini, e Dreoni Giocattoli il cui futuro è appeso a un filo.
Tuttavia, non mancano segnali in controtendenza: a i negozi di generi di monopolio (tabaccherie) hanno registrato una crescita del 6,5%, mentre il settore dell’abbigliamento per adulti ha segnato un aumento del 18,7% e i negozi di bevande del 3,1%. A livello regionale, la situazione non è più rosea. Nel 2024, in Toscana hanno chiuso in media 10 negozi al giorno, a fronte di 4,2 nuove aperture, con un rapporto di 2,4 e un totale di 3.645 chiusure nell’anno. Negli ultimi 10 anni, oltre 200 comuni toscani sono stati colpiti dalla desertificazione commerciale, lasciando 1,3 milioni di residenti senza accesso ai servizi di base e portando alla chiusura di 8.474 attività al dettaglio. Le cause di questa crisi sono molteplici: la concorrenza della grande distribuzione, l’espansione dell’e-commerce e i cambiamenti nelle abitudini di consumo hanno messo a dura prova le piccole attività locali. Il rischio è una progressiva perdita dell’identità commerciale delle città, con la scomparsa delle botteghe storiche e dei negozi di vicinato che da sempre caratterizzano il tessuto urbano. "La fotografia della Toscana di oggi - dice Nico Gronchi, presidente Confesercenti Toscana - evidenzia un significativo calo delle attività commerciali di base, influenzato da crisi pandemiche, aumento dei costi energetici e crescita del commercio digitale". Secondo Mauro Bussoni, segretario generale di Confesercenti, "abbiamo fatto delle proiezioni provocatorie: nel 2034 non ci saranno più negozi. Vogliamo che non sia così, ma il trend dal punto di vista statistico è questo". Susanna Cenni, presidente di Anci Toscana, sottolinea la necessità di interventi governativi e di strumenti per i comuni per costruire progetti di rivitalizzazione urbana, aggiungendo che "i dati contenuti nella ricerca di Confesercenti sul numero dei corrieri e sul numero dei pacchi che arrivano a casa di ogni cittadino ci raccontano un cambiamento profondo". "Il commercio - conclude il presidente della Regione, Eugenio Giani - deve popolare, perché è la forma più immediata, diretta. Per questo, noi abbiamo previsto 2,4 milioni di euro per bandi che avranno a riferimento da un lato la copertura di costi degli affitti per chi apre in borghi della Toscana diffusa i propri negozi, dall’altro come incentivo all’acquisto".