Il nemico si chiama insolvenza. L’incapacità per le nostre aziende di non riuscire ad onorare e pagare obbligazioni e debiti. Il destino, a quel punto, è comune a tutte: scivolare nel girone dei segnalati alla Centrale rischi della Banca d’Italia. Quelli ai quali, per intendersi, è quasi impossibile concedere un prestito. È a quel punto che il rischio usura sale alle stelle. E finire a tu per tu con un usuraio per un imprenditore, è più facile. Il rischio a oggi è realtà per ben 2.433 imprese sofferenti della nostra provincia. Un numero che piazza Firenze e il suo territorio al quinto posto della classifica del rischio dopo Roma (10.827 aziende), Milano (6.834), Napoli (6.003) e Torino (4.605). A stilare la classifica è l’ufficio studi della Cgia di Mestre, l’associazione che vigila e difende i diritti di artigiani e piccole imprese. Ma il futuro è tutto nero? Non per forza. Le buone notizie rispetto al 2023 ci sono: il numero delle aziende decotte e a rischio strozzino è calato di 104 unità con un piccolo crollo pari quindi al -4,1%. Ma più del 20% delle imprese in sofferenza in Toscana (circa 9.260) sono fiorentine.
"Chi finisce nella black list – spiegano dalla Cgia – difficilmente può beneficiare di alcun aiuto economico dal sistema bancario, rischiando, molto più degli altri, di chiudere o, peggio ancora, di scivolare tra le braccia degli usurai". E a far più paura è proprio il credit crunch: la pressa che stringe sull’erogazione dei crediti degli intermediari finanziari. "Dopo l’incremento avvenuto durante il Covid – dicono dall’ufficio studi – che ad agosto 2022 aveva innalzato lo stock erogato a 757,6 miliardi di euro (su base nazionale ndr), è ripresa la riduzione e a settembre di quest’anno si è attestata a 667 miliardi". A Firenze la situazione non è diversa. Il credito a imprese e famiglie, nella nostra provincia, nel secondo trimestre 2024 "evidenzia – secondo il report stavolta della Camera di Commercio – una dinamica tendenziale in peggioramento nei confronti del precedente trimestre (da -2,2% a -3,1%)". Il risultato? Le domande di prestito sono state più intense, ma le erogazioni negative con una contrazione del 4,7% al quarto trimestre 2023. Il calo del credito ha riguardato di più le piccole (-9,8%) rispetto alle medio-grandi (-3,8%). "Non è da escludere – avvisano dalla Cgia – che la chiusura dei rubinetti praticata dal sistema bancario abbia contribuito a spingere involontariamente molti autonomi e altrettanti piccoli imprenditori a corto di liquidità verso le organizzazioni malavitose".
Lo specchio del rischio vive anche nei numeri della Fondazione Toscana per la prevenzione dell’usura, onlus che con 180 volontari aiuta chi finisce a un passo dall’usuraio, rimettendo in sesto bilanci, fornendo assistenza e offrendo garanzie alle banche per far ottenere prestiti agevolati fino a 25mila euro e mutui fino a 200mila euro. Il tutto sotto l’ediga del ministero delle Finanze. Il 18% delle richieste d’aiuto viene da Firenze: uno su tre bussa per sovraindebitamento, il 24% per uno stato di crisi dell’impresa, il 10% per la perdita di lavoro. Proprio dalle Fondazioni come quella toscana, finanziate dal fondo del ministero, secondo la Cgia, passa l’antidoto allo strozzinaggio. "Dal 1998 al 2022, ai Confidi e alle Fondazioni lo Stato ha erogato 711 milioni di euro, risorse che hanno garantito finanziamenti per oltre 2 miliardi di euro". Cifre importanti che "però – secondo l’ufficio studi - andrebbero implementate. Le crisi che si sono succedute in 15 anni hanno spinto molte attività sull’orlo del fallimento. Se non vengono aiutate rischiano di scivolare nella peggiore delle ipotesi, nella rete tesa da coloro che vogliono impossessarsene con l’inganno".
cla.cap