
Il giovane ha dovuto cambiare abitudini di vita. Chiesto l’incidente probatorio per ’fossilizzare’ il suo racconto
di Pietro Mecarozzi
Si è presentato dai carabinieri di Signa in preda al panico. Ai militari ha raccontato che alcuni amici degli indagati per l’omicidio del 17enne Maati Moubakir, ucciso a coltellate all’alba del 29 dicembre scorso a Campi Bisenzio dopo una serata passata in discoteca, lo stanno cercando per vendicarsi. Lui è il super testimone del caso. Colui che ha visto con i proprio occhi quanto accaduto quella notte e lo ha poi riferito, nel corso delle indagini preliminari, agli inquirenti. La sua testimonianza è stata fondamentale per individuare tutti i componenti del gruppo che ha aggredito e ucciso Maati. Ora il branco gli dà la caccia per fargliela pagare, per aver fatto finire a Sollicciano Francesco Pratesi, 18 anni, Denis Mehmeti, 20, Ismail Arouizi, 22, Denis Alexander Effa Ekani, 20, e il 18enne Diego Voza.
Il ragazzo ha dovuto anche cambiare le sue abitudine di vita per "preservare la propria incolumità". Per tutti questi elementi di urgenza, il pm titolare del fascicolo d’inchiesta, Antonio Natale, ha chiesto nei giorni scorsi al gip del tribunale di Firenze di poter procedere con l’incidente probatorio. Il super testimone, si legge ancora negli atti, deve essere al più presto ascoltato in luogo protetto "onde preservare la genuinità della testimonianza" dagli effetti negativi "di fattori inquinanti". Fra cui "azioni perturbatrici" eseguite da terzi al fine di "costringerlo o indurlo" a ritirarsi o tacere su quanto visto.
Quella notte di dicembre, tutto sarebbe iniziato da un alterco dentro la discoteca Glass Globe tra una ragazza della compagnia di Campi Bisenzio e un ragazzo, probabilmente non del posto. Quest’ultimo sarebbe stato additato dalla giovane donna di essere il responsabile del furto della sua sigaretta elettronica ’Iqos’ avvenuto addirittura l’estate precedente. Lui, per tutta risposta, avrebbe risposto all’accusa sputandogli in faccia, per poi dileguarsi. Un gesto che ha scatenato un flusso di ricerche e telefonate mirate a ritrovarlo per dargli ’una lezione’.
Così, nel giardino della scuola Matteucci, nel dopo discoteca, la ricerca del responsabile sarebbe andata avanti con l’aggiunta di persone che non erano neanche in discoteca. Fino all’”identificazione”, si fa per dire, di Maati. Che con quel furto della sigaretta elettronica, e con quello sputo, non c’entrava nulla. Ma ormai era finito suo malgrado dentro a quella spirale di violenza cieca e incontrollata, quasi interamente ripresa dalle telecamere. Quelle dei portici, dove avvenne la prima fase della cruenta aggressione con i coltelli, e quella sul bus, dove Maati, già gravemente ferito, è riuscito a salire ma poi avrebbe ricevuto il fendente al cuore.
A tutti viene contestato l’omicidio volontario con le circostanze aggravanti dall’aver agito per futili motivi e con crudeltà, alla luce della particolare efferatezza dell’azione criminosa, palesata nell’azione delittuosa nonostante la giovanissima età degli indagati.