CARLO CASINI
Cronaca

L’operaio che si rifugia nei boschi. "Fuggo dalla città e fotografo i cervi. Ma da giovane nessuno mi capiva"

La storia di Marco, ventinovenne fiorentino, magazziniere per necessità e grande amante della natura. Domani inaugura la mostra con i suoi scatti all’Acquerino. "Sto bene nel verde, impariamo a rispettarlo".

Marco Bomboni

Marco Bomboni

Firenze, 22 luglio 2023 – Marco Bomboni, 29enne fiorentino, si definisce un ‘cervaro’. È magazziniere, ma appena ha un giorno libero sveste i panni da operaio e indossa quelli da fotografo naturalista: «Vivo in città per comodità e per lavoro, però non amo l’ambiente cittadino, preferisco la natura dove mi sento libero di essere me stesso senza dipendere da nessuno. Sono appassionato di natura fin da bambino – racconta – La passione per la natura in me si può definire innata, ce l’ho fin dalla più tenera età.

La mia preferita è quella africana, che ho avuto la fortuna di vivere due volte. Piano piano maturando esperienze, ho cominciato a sperimentare e apprezzare la natura locale e ho scelto come mezzo per viverla la fotografia. Negli ultimi anni ho deciso di investire e specializzarmi. Ho fatto corsi di fotografia professionali e ho acquistato attrezzature. Quando sono libero vado nel bosco a fare appostamenti fotografici la mattina presto o al tramonto, i momenti migliori per fare avvistamenti. Bisogna trovare un punto buono per nascondersi come una macchia o un albero e cercare di stare sempre controvento. Non è mai una garanzia trovarli alla prima: bisogna provare, riprovare e ritornare».

«Vado spesso all’Acquerino per il mio animale preferito tra i locali, il cervo rosso». Ed è perciò che proprio in questa riserva nel comune di Cantagallo, al centro visite di Cascine di Spedaletto, domenica 23 luglio alle 16, inaugurerà la sua prima mostra personale fotografica: ‘I giganti del bosco’, con gli scatti più incredibili che è riuscito a fare. Rimarranno esposti a ingresso libero dalle 10 alle 18 fino al 6 di agosto: «Vorrei trasmettere la mia passione. Spero che la mostra possa insegnare come vivono i nostri animali e a rispettare il bosco, la loro casa». Non sono solo cervi le sue prede fotografiche: «Spesso vado all’Oasi di Covigliaio nel Mugello per fotografare il muflone. E anche nei campi attorno a Firenze e al Chianti per il capriolo e il cinghiale».

Infatti non tutti i boschi sono uguali per cercare un animale: «Il cinghiale si abitua a tanti habitat diversi, dalla montagna alla macchia mediterranea. Il capriolo preferisce le zone di transizione tra macchia e il prato. Mentre il cervo, il bosco vero e proprio con ampie radure dove brucare, sostanzialmente la montagna. Il muflone invece ha bisogno di zone rocciose dove arrampicarsi. Il gigante per eccellenza però è l’orso bruno. Ho avuto la fortuna di fotografarlo in Slovenia a giugno scorso».

C’è poi il gigante dei cieli: «Sono stato due volte alla riserva naturale della Gola del Furlo, dove nidifica l’aquila reale. C’è un punto panoramico dove puoi vederla a 800-1000 metri in volo o in posa sulla pendice opposta, non è facile fotografarla, ma con il mio teleobiettivo sono ampiamente soddisfatto».

Quello più difficile da fotografare tuttavia è il lupo: «È molto schivo, essendo un predatore tende nascondersi e quando sente il nostro odore scappa». Tuttavia vivere questa passione e non è sempre stato semplice, soprattutto in adolescenza; la diversità dai canoni della propria generazione ha portato competenze e soddisfazioni, ma a causa di questa Marco è stato anche vittima di bullismo: «Ero deriso per la mia particolarità, non seguo la moda, non amo andare al mare e in discoteca né giocare a calcio, non ho la fissa delle ragazze. Ho avuto molta difficoltà fino a 19 anni ad avere amici. Poi ho trovato persone con cui condividere i miei interessi e che si sono dimostrate vicine, anche nei momenti difficili». Carlo Casini