
Il geco trovato dall'insegnante
Firenze, 24 aprile 2023 - Se si dice Ponte alla Vittoria e animali esotici, forse a qualche fiorentino verranno in mente i quattro leoni che dominavano i suoi angoli, una coppia dei quali fu spostata poi all’imbocco del Poggio imperiale e l’altra a quello del viale degli Olmi. Ci sono poi piccole storie di quartiere che meritano di essere raccontate, perché mostrano come l’amore per gli animali, in Oltrarno sia cosa seria.
Come quella accaduta lo scorso giovedì a una maestra della scuola primaria Petrarca del Pignone, appena fuori porta San Frediano a Firenze, che mentre andava a lavorare si è trovata davanti a un geco leopardino (Eublepharis macularius): un lucertolone di 15 centimetri – coda esclusa perché autoamputata – e oltre mezzo etto di peso: non esattamente una bestiola pucciosa, secondo i classici canoni.
Eppure l’insegnante, vedendo la creatura in difficoltà, non si è fatta scrupoli a salvarla da morte certa. Cosa ci faceva un animale dei deserti asiatici sulla rotatoria più trafficata di Firenze? Con premura e carità si è messa alla ricerca dei suoi padroni: a fine giornata avrebbe scoperto che era una bella femminuccia scappata a un veterinario di zona. “Stavo attraversando piazza Taddeo Gaddi all'altezza del parcheggio – racconta la dicente, che chiede di rimanere anonima – A poca distanza dalla ruota di un’automobile parcheggiata, ho visto un grosso geco. Era evidentemente di dimensioni maggiori rispetto ai gechi nostrani”. “Sono un'amante degli animali, cresciuta fin da piccola con grande rispetto nei confronti di tutte le creature – spiega la donna – Mi sono subito resa conto che era un animale in difficoltà, perché non aveva la coda e aveva dei segni sul dorso, come delle ferite; poi non era naturale che si trovasse sul pavimento, solitamente i gechi vivono sulle pareti verticali. Quindi mi sono tolta velocemente la sciarpa e ho provato a raccoglierla. Inizialmente ha provato anche a difendersi, non sapeva che la volessi aiutare, ha allargato le fauci in maniera aggressiva; ma io l'ho raccolta lo stesso e le ho detto ‘Ti sto per salvare, fai la brava’; come se avesse capito, si è lasciata prendere”. “Sono arrivata a scuola – prosegue – e ho chiesto aiuto alla custode, sentendo se mi trovava una scatola di cartone. Altre due colleghe sono venute in mio aiuto; lì per lì sono rimaste attonite: era evidentemente un geco, ma non autoctono. Un’educatrice mi ha dato il numero di telefono di un negozio di animali esotici di via Vittorio Emanuele che mi ripromettevo di chiamare più tardi. Nel frattempo abbiamo provato a darle da bere con un contagocce, ma si mostrava molto infastidita. Quella mattina la mia classe stava svolgendo un laboratorio, ed essendoci altri adulti di riferimento in classe ogni tanto potevo allontanarmi per controllare le sue condizioni. Non la avevo portata in classe perché non volevo distrarre i miei alunni. Gli avrei raccontato tutto più tardi”. “A mezzogiorno e mezzo ho avuto il tempo di telefonare al negozio, che mi ha consigliato di rivolgermi a un veterinario competente in animali esotici vicino al luogo del ritrovamento. Sono andata lì e ho spiegato tutta la situazione alla receptionist. Lei mi ha detto poteva essere un esemplare che era stato perso e si è recata nelle stanze interne con la scatola; quando è uscita, dopo un po' di attesa, mi ha detto ‘Sì, sì, si tratta proprio del geco che è stato perso, grazie per avercelo riportato’. Io però volevo sapere qualche notizia in più sull’animale e così mi ha fatto parlare con il veterinario che mi ha spiegato che era una femmina di geco leopardino di cinque anni di proprietà sua e della compagna, era stato perso la sera prima, fuggendo dal trasportino mentre lo portavano dall’automobile all’ambulatorio. Era sopravvissuta probabilmente a una lotta con un gatto, come si intuiva dai segni che aveva sulla schiena. Il giorno dopo ho telefonato per sapere come stava e mi hanno detto che l'hanno messa in una teca con la luce per riscaldarla perché le fredde ore notturne sono state debilitanti e le hanno dato un antibiotico per le ferite” In seguito l’argomento è stato affrontato a scuola e alcuni bambini più grandi, di quinta elementare, hanno scritto un elaborato sulla vicenda.