ANDREA SPINELLI
Cronaca

L’ultima (forse) Notte rosa al Verdi: "Bigazzi? Un grande maestro"

Da ’Gente di mare’ a ’Ti amo’: il tour d’addio di Umberto Tozzi domani sera fa tappa a Firenze. Il cantautore: "Alla fine di ogni concerto mi chiedo quanti momenti così mi restano ancora da vivere".

Umberto Tozzi in concerto domani sera al Teatro Verdi

Umberto Tozzi in concerto domani sera al Teatro Verdi

Si sa che gli addii funzionano fino alla prossima crisi d’astinenza e così Umberto Tozzi sembra guardare al calendario del suo ’L’Ultima Notte Rosa - The Final Tour’ sempre più pressato dal peso ultimativo di quel ’final’. Intanto domani (ore 20,45) è al Teatro Verdi di Firenze. "Davanti alla passione del pubblico, alla fine di ogni concerto mi chiedo quanti momenti di quel tipo mi restano ancora da vivere" ammette lui, 73 anni e 80 milioni di dischi venduti a ogni latitudine. "Però sono molto sereno: in questo ultimo giro di concerti mi godo finalmente tutto quello che non ero riuscito ad apprezzare nei tour precedenti"

Il 5 ottobre all’Arena di Verona questa lunga ’notte rosa’ finisce per davvero oppure no? "Non lo so. Mi piacerebbe, però, chiudere su un palcoscenico che per me appresenti qualcosa di intimo e quello dell’Arena è stato, forse, il più importante. Tutto è partito da lì, dal successo di ‘Ti amo’ in quel fortunatissimo Festivalbar del ‘77. Penso, però, che il 5 ottobre non avremo ancora ultimato questo giro di commiato qua e là per il mondo e quindi ci sarà ancora qualche ‘notte rosa’ da affrontare".

Tre momenti di questo lungo cammino più speciali degli altri? "L’apertura alle Terme di Caracalla, dove non avevo mai suonato, ma anche il concerto in Piazza San Marco, a Venezia, coi ricordi dello show di Paul McCartney & Wings visto lì da ragazzo che si portava dietro. Anche se arriverà solo tra un paio di settimane, aggiungerei a questa lista la tappa all’Olympia di Parigi perché, trattandosi di un luogo topico della mia carriera, sono certo che saprà regalarmi emozioni uniche. Non a caso questo tour d’addio ho voluto presentarlo proprio lì".

In quella circostanza parlò pure di un nuovo album. "Arriverà entro l’anno. Intanto spero di riuscire a pubblicare un nuovo singolo entro l’estate. Non vedo l’ora che esca. Dall’album non mi aspetto la luna, ma ci tengo a mostrare alla gente quel che ho scritto negli ultimi tempi e a fare un regalo a quanti mi hanno seguito per così tanti anni".

Nel mondo della musica continua la polemica sull’utilizzo dell’autotune e delle sequenze per inseguire la perfezione formale del disco togliendo al live la forza del qui e ora. Lei come la vede? "Io sul palco sono molto felice di sbagliare un accordo ogni tanto, così la gente capisce che non suono in playback. Capisco, però, che le orecchie dei ragazzi più giovani siano diverse dalle nostre. Pure il pubblico senior, però, vuole dal concerto una resa, un impatto, di un certo livello e in questo la tecnologia può aiutare. Per quanto riguarda l’autotune, penso che apporti alla canzone colorazioni con cui i più giovani oggi hanno confidenza. Il fatto poi che molti di loro, senza ‘intonatore’, all’epoca mia non avrebbero potuto neppure fare questo mestiere è un altro discorso".

Dici Tozzi, dici Firenze e pensi a Giancarlo Bigazzi. "Lui era veramente un uomo di grandi capacità nell’individuare talenti e crescerli. Un grande maestro. Il successo lo devo a lui, al produttore Greg Mathieson e a tutti quelli che hanno creduto in me lavorando duramente per farmi arrivare poi lì dove sono arrivato".

Ha fatto tour a due con Marco Masini e con Raf. Con chi altro sarebbe (o sarebbe stato) bello mischiare le carte sui palchi? "Ci sono andato molto vicino con Pino Daniele, a cui mi legava un rapporto fantastico, perché quando risiedevo alle porte di Roma, a Castel de’ Ceveri, abitavamo vicinissimi e ci vedevamo spesso. Parlammo di un tour a due, poi lui, se ne andò negli stadi con Jovanotti ed Eros Ramazzotti e non se ne fece più niente. Peccato, perché l’ho sempre stimato enormemente e sarebbe stato un sogno condividerci la mia musica".