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L’ultimo saluto a Maati. Tra rabbia e preghiere: "Ora la verita: perché lui?"

La salma del 17enne ucciso la notte del 29 dicembre è esposta a Certaldo anche oggi. Il padre: "Vogliamo sapere dove erano i suoi amici e il ruolo dell’autista dell’autobus".

Maati Moubakir è ’tornato’ a casa. Nel primo pomeriggio di ieri la salma del 17enne aggredito e ucciso a coltellate all’alba del 29 dicembre scorso nelle strade di Cambi Bisenzio è rientrata a Certaldo. La bara bianca da Firenze è arrivata nel cimitero della Misericordia per essere esposta fino a domani mattina affinché parenti, amici, conoscenti e chiunque lo desideri possa tributargli l’ultimo saluto. A vegliare su di lui papà Farid, il fratello Fuad e alcuni parenti. Ma non appena la notizia si è sparsa in paese sono iniziate le visite. Abbracci, parole di conforto, ma anche dolore e rabbia per una morte così crudele, aggravata da una ferocia inaudita da parte degli autori che avrebbero agito “per futili motivi“.

"Le forze dell’ordine hanno fatto un lavoro eccezionale riuscendo a risalire velocemente ai responsabili – commenta il padre – Ci sono però tre punti sui quali vorremmo delle risposte: il movente, dove erano gli amici di Maati quella notte e il ruolo dell’autista dell’autobus. Adesso, però, il mio pensiero è solo per mio figlio. Pensare a dargli l’ultimo saluto". Sulla bara Maati sorride attraverso due foto in primo piano. "Quella gliel’ho scattata sul letto – racconta Farid – L’altra è alla stazione". Sulla bara in arabo è stata impressa una preghiera: “Apparteniamo tutti a Dio e a lui torneremo“. Il 17enne, per il suo ultimo viaggio terreno, è stato vestito con un sudario bianco. Il feretro rimarrà esposto anche oggi, per tutta la giornata. Domani alle 9.45 partirà in corteo verso la chiesa di San Tommaso in piazza Boccaccio e alle 10 si terrà la cerimonia funebre, poi verrà sepolto nel cimitero comunale.

L’efferatezza con cui è stato ucciso e l’indifferenza nella quale è poi stato lasciato morire ha scosso un’intera comunità. C’è chi, autista di autobus, prende le distanze da certi comportamenti. "Faccio l’autista di scuolabus – racconta Debora Cremona – E non mi capacito come l’autista di quell’autobus non si sia accorto di nulla. Come ci si può voltare dall’altra parte? Sarebbe bastato chiamare il 112. Penso a me che venerdì mi è sembrato di vedere un cane sul ciglio della strada, non potendomi fermare con il pullman, appena finito il turno, ho preso la mia macchina e sono tornata indietro a verificare. L’ho fatto per un cane, figuriamoci per una persona. Questo mi lascia basita". Sconvolti sono anche i coetanei di Maati, quelli che lo frequentavano, da Certaldo a Empoli. "Stiamo preparando degli striscioni che porteremo al funerale – dice A. 16 anni – Siamo sconvolti, arrabbiati e abbiamo tanta paura perché è un mondo così brutto. Maati è stato ucciso per cosa? E poi perché tutti contro di lui? Tutto questo è orribile".

Irene Puccioni