REDAZIONE FIRENZE

L’ultimo verdetto. Investito e trascinato: "Fu omicidio volontario"

La Cassazione ha confermato la condanna a 14 anni per un Ncc di Signa. L’incidente avvenne nel dicembre del 2020 nei pressi dell’Indicatore.

L’ultimo verdetto. Investito e trascinato: "Fu omicidio volontario"

Le indagini sono state condotte dai carabinieri

FIRENZE

Fu un omicidio volontario, non un incidente, quello che avvenne in via Pistoiese, nei pressi dell’Indicatore, la sera del 7 dicembre 2020. Lo ha stabilito la Cassazione che ha confermato la condanna a 14 anni per Pierguido Sarzani, l’Ncc di Signa che, con il corpo della vittima, il marocchino El Alami El Baroudi, trascinandolo per più di un chilometro sotto la carrozzeria.

L’imputato nei giorni scorsi ha iniziato a scontare la condanna in carcere. Al verdetto, emesso nella tarda serata di giovedì, la giustizia è giunta dopo un’altalena di decisioni. Sarzani, nel dicembre 2022, era stato infatti assolto in primo grado ("perché il fatto non costiutisce reato") dall’accusa di omicidio volontario. La sentenza della corte d’assise era stata impugnata sia dalla procura, con il pm Christine Von Borries, che dalla parte civile, rappresentata dall’avvocato Elisa Baldocci. Così, in secondo grado, la corte d’assise d’appello aveva emesso una sentenza diametralmente opposta, riconoscendo all’imputato il dolo delle sue azioni. E la Cassazione ha infine respinto il ricorso dei legali del conducente, gli avvocati Sara Palandri e Massimiliano Palena. Ora a carico di Sarzani resta in piedi anche una causa civile per i risarcimenti, non coperti dall’assicurazione.

Secondo la ricostruzione dell’accusa, il conducente era alla guida del suo Mercedes Vito, con la compagna a bordo, e stava percorrendo via XIII Martiri in direzione Poggio a Caiano quando all’altezza di strisce pedonali vide due uomini che stavano attraversando e gli facevano cenno di rallentare, sollevando le braccia. Si sarebbe fermato, ma poi avrebbe improvvisamente accelerato, travolto e trascinato uno dei due. Sarzani rientrò a casa e aveva deciso di chiamare i carabinieri quando i militari, che lo avevano già identificato, lo raggiunsero per arrestarlo.

Per diverse settimane, il conducente era stato costretto ai domiciliari. Ma nel primo grado di giudizio, aveva prevalso la versione dei difensori di Sarzani, gli avvocati Sara Palandri e Massimiliano Palena. E cioè che quella sera l’imputato era stato vittima di un’aggressione e che, spaventato, aveva cercato soltanto di allontanarsi in fretta da una brutta situazione. Come hanno stabilito le perizie tossicologiche, la vittima dell’investimento quella sera aveva assunto alcol e cocaina e con un’altra persona si sarebbe avvicinato al Van di Sarzani, picchiando con le mani sulle carrozzeria. Quando egli partì, non si sarebbe reso conto che questi era caduto ed era finito sotto le ruote. Il cadavere venne trascinato per qualche chilometro. Poi si ’staccò’ dalla carrozzeria, rotolando a margine della carreggiata. Ma secondo l’accusa, la versione dell’albanese Petro Klodian, amico della vittima e testimone oculare, era la più fedele ai fatti. Secondo lui, il conducente avrebbe prima rallentato in prossimità delle strisce pedonali su cui stava per attraversare la strada il marocchino. Mentre questi stava passando di fronte al muso del Van, il conducente sarebbe ripartito, non curante del pedone che, con le mani sul cofano, gli avrebbe gridato "ferma, ferma, ferma". Ma Sarzani sarebbe partito con sotto il corpo, e, quando il corpo quasi esanime (El Baroudi morirà 4 giorni dopo in ospedale) si sfilò dalla carrozzeria, venne ulteriormente schiacciato dalle ruote posteriori del Mercedes.

ste.bro.