Si diceva, anzi si sussurrava – ma neanche fino a tanto tempo fa per dirla tutta... – che ’nel centrodestra fiorentino non si muove foglia che Denis non voglia’. Malelingue, si dirà.
Eppure il generale berlusconiano (con trascorsi socialisti e repubblicani) nato a Fivizzano – posto tanto bello quanto aspro, un po’ come il suo carattere e di riflesso la sua vociona, sulle montagne che scattano subito su dal mare della Versilia – quasi 73 anni fa, è sempre stato il convitato di pietra nelle vicende dell’opposizione fiorentina.
Mai un ruolo di punta, mai frontman fisico della politica cittadina e comunque, vox populi, ogni scelta chiave è sempre passata dalla sua villa di Arcetri dove i glicini in primavera pare siano spettacolari.
Scelte chiave, dunque. Come le candidature per la poltrona di sindaco del centrodestra. Quella di Giovanni Galli, ex portierone viola e attuale consigliere regionale della Lega, nel 2009 ad esempio. Proprio nell’anno del trionfo di Matteo Renzi, altra figura della quale Denis è stato a lungo amico e che ha introdotto a Arcore ("Silvio non ho mai visto un comunista così anticomunista"). O cinque anni dopo con l’investitura di Marco Stella il quale soffrì e non poco il momento di massimo splendore dei pentastellati a livello nazionale e quindi, di riflesso, anche in riva all’Arno.
E perfino nel 2019 con la non certo indimenticabile performance del manager Ubaldo Bocci, il cui nome tramontò in un batter d’occhio dagli orizzonti politici cittadini, il tempo inomma di finire strapazzato alle urne dal Nardella bis. ’Suocero’ all’improvviso di Matteo Salvini (di cui non amerebbe i selfie e la vita social con i piatti di pastasciutta) – innamoratissimo della figlia di Denis, Francesca – Verdini pare abbia anche cercato di metter bocca sulle prossime comunali di giugno, per trovare una sintesi politica forse più gradita al leader della Lega. "Ma stavolta non è riuscito ad avere un peso specifico sul nome del candidato" dicono i bene informati.
Verdini, che negli anni d’oro di Berlusconi faceva il bello e il cattivo tempo a Palazzo Grazioli, era da parlamentare uno degli uomini più potenti e spregiudicati di Roma le cui strade attraversava a falcate senza che i suoi lunghi capelli bianchi e i suoi orpelli d’oro ai polsi passassero inosservati a nessuno.
Una carriera infinita la sua, dal commercio di carni all’editoria, passando per le banche. Tanti gli inciampi giudiziari con tre condanne per bancarotta, le manette, i domiciliari, il cono d’ombra. Un cono d’ombra dal quale tuttavia Denis, da ’vecchio’ arnese della scena politica, è sempre in qualche modo riuscito a ordire le sue trame, a dettare la linea (o a provare a farlo), a suggerire questo o quell’altro nome da spingere.
E in una Firenze dove in tanti, in maniera piuttosto bipartisan, in un passato recente (anche se oggi forse stenterebbero ad ammetterlo) hanno sentenziato prima di prendere una qualunque decisione ’Sentiamo Denis cosa dicono a Roma’, Verdini è sempre rimasto a galla scrivendo, da dietro le quinte, la narrazione di non poche epoche politiche della città. La scure giudiziaria sul figlio prima e quelle trame tra politica e imprenditoria che avrebbe ordine (alle famose cene ’galeotte’ dove sedeva anche Denis) e ora le manette e il carcere, non certo accogliente di Sollicciano, potrebbero aver fermato l’eterno potere di un uomo politico che anche quando sembrava non esserci, c’era eccome.
.