Firenze, 18 giugno 2023 – Fili invisibili e taglienti hanno governato gli equilibri dentro l’Astor. E tra tutti i burattinai chiamati in causa in questi giorni, c’è un nome che continua a riecheggiare, quello di Carlos.
Cappellino con visiera, muscoli strizzati in abiti griffati e tatuaggi ben riconoscibili, Carlos si è contraddistinto per essere il portavoce (con tanto di rappresentanza legale) degli ultimi inquilini peruviani che ieri pomeriggio hanno posto resistenza alle procedure di sfratto ordinate dalla Dda di Firenze.
È anche uno dei soggetti direttamente coinvolti nei fatti del 28 maggio, quando a margine di una discussione sarebbe stato scaraventato un uomo dal secondo piano dello stabile (fatti che la procura fiorentina ha classificato come “tentato omicidio”).
Carlos quella stessa sera, avrebbe riferito alle forze dell’ordine di essere stato minacciato di morte dallo stesso uomo gettato giù.
Ma chi è davvero? Carlos è considerato da tutti il ras della struttura, il punto di congiunzione e di rottura tra le due comunità – peruviani e romeni – che fino a una settimana fa, sempre secondo la procura, si contendevano la gestione e il racket delle stanze.
Sempre nell’ombra, mai una dichiarazione, ma sempre presente nei corridoi dell’ex Astor, come un cane da guardia pronto a mordere se punzecchiato. Carlos ha tenuto unita un’ala della comunità peruviana, prendendosi in carica – non sempre con successo – anche i rapporti con la stampa.
"Abel deve chiedere il mio permesso se vuole parlare con i giornalisti", ha tuonato pochi giorni fa mentre ci spingeva fuori dall’ex albergo al termine di un’intervista con lo zio di Kata.
Custode protettivo per le donne peruviane, che spendono il suo nome nei momenti di difficoltà, il rapporto di Carlos con la famiglia della bambina scomparsa ha ancora dei lati grigi. Erano alleati? Erano soci in affari? Qualcosa si è rotto dopo i fatti del 28 maggio?.
Domande alle quali anche la procura di Firenze e i suoi inquirenti stanno cercando di trovare una risposta, scavando nel passato sommerso dell’ex hotel Astor, con un focus mirato sul giro di soldi dietro la gestione delle stanze, considerato il probabile detonatore che ha innescato la sparizione della piccola Kata.
Pie. Meca.