Firenze, 22 giugno 2016 - QUANDO passiamo molti anni insieme a un cane o un gatto e poi a un certo punto - per cause naturali, malattia o incidente - il nostro animale ci lascia, proviamo dolore. Perché il distacco da un piccolo amico che ci ha dato tanto affetto è un vero e proprio lutto, anche se non tutti lo capiscono. Sono tanti infatti a dire cose del tipo “ma in fondo è solo un gatto...”. Una frase, questa, che ha ispirato il titolo di un e-book su questo tema. ‘E’ solo un gatto’ infatti è il titolo dell’e-book scritto nel 2013 (ma il tema oggi non è certo meno attuale ...) da Elena Angeli, presidente dell’Associazione amici di Chicco, che si impegna in modo particolare per favorire le adozioni di gatti adulti.
Elena, come è nata l’idea di questo libro?
«L’idea è nata dalla mia esperienza personale, ovvero dall’aver dovuto dire addio ad alcuni cani e gatti che hanno fatto parte della mia vita e dalla riflessione sul fatto che questo evento di vita fosse a tutti gli effetti un lutto vero e proprio. Devo dire che in questo mi hanno aiutato i miei studi in psicologia. Nella lingua italiana quando parliamo di lutto ci riferiamo quasi sempre alla morte di una persona cara. In realtà la parola lutto è di più grande respiro. Ho pensato di scrivere questo libro osservando la reazione delle persone di fronte al dolore di chi ha perso un animale. Frasi come ‘dai smetti di piangere, in fondo era solo un gatto’, che vengono pronunciate spesso con leggerezza e magari anche con delle buoni intenzioni hanno poi come risultato finale quello di emarginare questo tipo di dolore e di ridicolizzarlo».
In italia avevi già letto qualcosa del genere?
«Purtroppo no, e questo è stato un ulteriore motivo che mi ha spinto a scrivere questo e-book. Le uniche fonti che trovai erano in inglese. Adesso qualcosa si sta muovendo rispetto ad allora, sono usciti alcuni articoli riguardanti questo tema in Italia, ma in realtà è un tema ancora poco trattato».
Chi sono le persone che soffrono di più per la perdita di un animale?
«Sicuramente le persone sole, per le quali gli animali di affezione diventano spesso una grandissima fonte di conforto e di compagnia. Ma anche tutte le persone che già hanno sofferto di altri lutti, per le quali l’ennesima perdita di un oggetto d’amore rischia di riaprire vecchie ferite, soprattutto se non già elaborate».
Dopo la perdita di un animale domestico è consigliabile prenderne subito un altro?
«Non c’è una risposta valida per tutti. Ognuno deve trovare la propria modalità e il proprio tempo per elaborare il suo dolore. Io personalmente però risponderei di sì. Non c’è niente di più terapeutico che aprirsi ad un’altra storia d’amore con un altro animale (meglio se bisognoso)».
Hai avuto modo di conoscere la reazione delle persone al tuo lbro?
«Sì, e ne sono rimasta davvero commossa. Ricevo ancora oggi email di ringraziamente da parte di persone che hanno letto il libro e che mi fanno partecipe della loro storia, allegandomi foto del loro gatto che non c’è più e raccontandomi di lui. E’ una cosa molto bella non sentirsi soli nel proprio dolore e sapere che non si è pazzi se si piange il proprio animale. Questo è il messaggio che mi sarebbe piaciuto dare, e le mail dei lettori mi fanno capire che forse un po’ ci sono riuscita».