Gurrieri
Del 1403 è una lettera del Doge Michele Steno, indirizzata alla Signoria di Firenze con una richiesta per avere Niccolò di Pietro Lamberti per lavori da svolgersi a Venezia in Palazzo Ducale e nella basilica di San Marco. Ne parla Amerigo Restucci nella rivista “Quaderni della Procuratoria” (Arte, Storia, Restauri della Basilica). Restucci è una gloria del nostro Ateneo e della Facoltà di Architettura. Migrato a Venezia all’Iuav ne è diventato docente e più tardi anche preside. A Venezia è diventato “procuratore” di San Marco e responsabile delle ville venete, la cui cura iniziò Alfredo Barbacci, già soprintendente a Firenze. Ma torniamo al saggio, scoprendo così che il coronamento gotico della facciata della basilica ha sempre suscitato interesse, con un convegno del 2004 e col più lontano studio del nostro Carlo Del Bravo su “Paragone” del 1961 che attribuiva parte della redazione marciana di Venezia a Nanni di Bartolo piuttosto che a Lamberti. Restucci ripercorre queste attribuzioni attraverso gli studi precedenti, rilevando come il Sansovino, allora proto di San Marco, parla del lavoro toscano come di “un fraseggio gotico lavorato con estrema diligenza”. Lamberti, detto anche “il pela”, aveva lavorato alla porta della Mandorla e a quattro statue oggi nel Museo dell’Opera del Duomo. In un precedente studio (Markam Schultz) Lamberti era stato riconosciuto autore e riferimento di una nuova edificazione con un nuovo agire delle arti a Venezia. Si occupò anche di procurare marmi di Carrara per la facciata di Venezia: mandato dal Doge Tommaso Mocenigo per “quantitativi di marmo” da inviare con “cortese sollecitudine”. Ancora una volta l’arte fiorentina veniva prestata ad altri stati. Un riconoscimento di primazia per Firenze che durerà fino a tutto il ’500, con Michelangelo e Vasari.