Firenze, 3 gennaio 2020 - "La Toscana come le altre regioni del nord Italia nel corso degli anni ha subito un'invasione del capitale mafioso perchè sono state effettuate operazioni attraverso imprese che non essendo direttamente riconducibili alle organizzazioni criminali, ma essendo ad esse collegate, hanno avuto ampio spazio di operatività".
Sono le parole del sostituto procuratore nazionale antimafia Cesare Sirignano parlando a Firenze durante la conferenza di presentazione dell'attività per il 2020 della Fondazione Antonino Caponnetto sulla lotta alle mafie. Sirignano ha fatto un quadro della situazione toccando i punti cruciali del sistema mafioso in Toscana.
"La mafia è ovunque, questo è un dato di fatto. In Italia tutte le regioni sono interessate dal fenomeno mafioso nel su complesso, che non è meno pericoloso dove si manifesta in silenzio - dice Sirignano -. La Toscana come le altre regioni del nord Italia nel corso degli anni ha subito un'invasione del capitale mafioso perchè sono state effettuate operazioni attraverso imprese che non essendo direttamente riconducibili alle organizzazioni criminali, ma essendo ad esse collegate, hanno avuto ampio spazio di operatività".
E ancora: «In Toscana c'è una escalation della criminalità straniera, albanese e nigeriana, che rappresenta una delle priorità delle emergenze su cui impiegarsi ed aumentare il contrasto. Il fenomeno dell'immigrazione è legato a quello criminale. Se entrano 10, 100, 200mila persone che non lavorano e vengono da territori dove c'è fame, è chiaro che questo è un terreno fertile per la criminalità».
«Stiamo assistendo a un aumento esponenziale della criminalità straniera - ha aggiunto - che interessa anche la Toscana». Tra le attività portate avanti dalle mafie straniere in Toscana, ha detto ancora Sirignano, ci sono il traffico di stupefacenti e la tratta di esseri umani, portata avanti da «organizzazioni criminali nigeriane che controllano in numero enorme di giovani donne».
"Prima dicevamo la Toscana non è terra di mafia ma la mafia c'è. Ora la Toscana rischia di esser divorata dalla mafia in silenzio", ha detto Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Antonino Caponnetto, ricordando che nel 2020 cade il centenario della nascita del magistrato Antonino Caponnetto, padre del pool antimafia di Palermo.
"A Firenze - afferma Calleri - i gruppi criminali nigeriani controllano gia' due aree trasformate in piazze di spaccio quali le Cascine e la fortezza con una espansione probabile alla stazione di Santa Maria Novella".
Su questo punto da Calleri arriva un invito: "Si cerchi la presenza mafiosa senza timori di sorta".
Quanto alla criminalità cinese, "che è storicamente presente sul territorio toscano con tanto di sentenza di Cassazione - sottolinea - si assiste ad una sottovalutazione del fenomeno che sembra caduto nel dimenticatoio, ma non dobbiamo dimenticare che la mafia del triangolo Firenze-Prato-Osmannoro comanda in Italia ed in parte dell'Europa".
A destare inquietudine e' anche la "presenza invasiva" dei gruppi albanesi. Guardando in prospettiva sono due le priorita': "Nel 2020- spiega Calleri- occorrera' seguire con maggiore attenzione le acquisizioni commerciali a Firenze. Da nostre stime visive un buon 60% son da verificare in merito al riciclaggio di denaro sporco". Il porto di Livorno, ma non solo, "sarà un osservato speciale" in relazione al narcotraffico. Un tasto sul quale la fondazione intende insistere: "È mai possibile - si sfoga il presidente - che si ha paura ad affrontare la questione che se un porto è usato per i traffici internazionali di droga significa che è in parte controllato dall'organizzazione criminale, 'ndrangheta, che lo usa per non mettere a rischio il proprio investimento".