Lo abbiamo visto sul palcoscenico del Teatro del Maggio vestire i panni del console Sharpless, gigante buono autorevole e pietoso, in una splendida Butterfly (oggi alle 15,30 l’ultima replica) fatta di veli evanescenti e accenti scultorei. Nicola Alaimo, baritono tra i più apprezzati al mondo, è anche attore eccellente. Domani alle 17 il palcoscenico della Sala Mehta è tutto suo: un recital dedicato a Donizetti, con Matteo Parmeggiani sul podio alla testa dell’Orchestra del Maggio.
Un bilancio di Sharpless?
"Ho ripreso Sharpless dopo averlo cantato a Lucca vent’anni fa per i 100 anni di Butterfly. Adesso ho maturato il ruolo in maniera diversa anche grazie a Daniele Gatti: un lavoro meticoloso, una grande lezione e un grande piacere. Nella partitura c’è già tutto: ogni segno ha un significato preciso senza stravolgere nulla. Una lettura aderente al volere di Puccini, vincente per la semplicità dell’allestimento, segnata da una cura estrema del fraseggio. Gatti mi ha chiesto un certo rigore. Quello del console è un ruolo ingrato: dare brutte notizie. Quando nel secondo atto Sharpless bussa alla porta di Butterfly, chiede scusa. Per tre anni non si è fatto vivo, vorrebbe essere perentorio e chiudere la faccenda in un balzo ma data la situazione si commuove. Rigidità e diplomazia, ma anche imbarazzo e compassione: tutti sentimenti che Puccini esige siano espressi".
L’attore eguaglia il cantante?
"Tendo sempre a porre l’accento sulla dimensione teatrale, anche a scapito dell’emissione e della rotondità del canto. Il pubblico si aspetta il suono bello e corposo ma se questo deve sminuire il lato interpretativo, questo no, non mi va. ‘Vada a fare il cinema, o la prosa’- dicono –. Avrei potuto farlo, ma io sono cresciuto a pane e opera. In famiglia siamo tutti musicisti. Devo a mio zio Simone e alla nonna paterna l’amore per l’opera e la mia carriera. Io ho cominciato nel lontano ’97, quando la crisi era appena all’orizzonte: otto anni di gavetta prima che qualcuno si accorgesse di me, ma adesso è tutto più difficile".
Il pubblico ascolterà un Donizetti quasi inedito...
"Un Donizetti raro ma di incredibile bellezza, con pagine da Alahor di Granata e da Parisina, che ebbe i suoi natali a Firenze. E poi Torquato Tasso, di cui faremo tutto il terzo atto con il coro: praticamente metà concerto. In quest’opera ogni accento è scolpito ed ha un suo preciso significato. Io che adoro i recitativi mi ci butto a capofitto. Spero prima o poi di portare tutta l’opera in scena, ovviamente con qualche chilo in meno perché un Tasso alla Botero non sarebbe credibile. Ma ho già perso 30 chili e il mio obiettivo è ‘avanti tutta’, senza che la voce ne risenta. In caso contrario sarò costretto ad aprire un chioschetto di street food palermitano… Il recital anticipa l’uscita di un cd: ‘Donizetti grand seigneur’ che evidenzia la centralità dei ruoli baritonali. Donizetti è il compromesso ideale tra Rossini e Verdi, tocca le mie corde come un balsamo".