di Ilaria Ulivelli
Che non c’è spirito polemico lo ripetono tutti. Ma la ricerca delle responsabilità gestionali che hanno portato il Maggio musicale di nuovo sull’orlo del baratro, divide il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e l’ex consiglio d’indirizzo della Fondazione – guidato dal presidente, il sindaco Dario Nardella – uscito di scena a marzo con l’arrivo del commissario straordinario Onofrio Cutaia al posto del dimissionario sovrintendente Alexander Pereira, indagato dalla magistratura per peculato e malversazione.
Sangiuliano si è dichiarato disponibile a salvare il Maggio, lo ha scritto ieri sul nostro giornale, sottolineando però che "un intervento del Ministero non può prescindere da un’operazione preventiva di chiarezza. Occorre un accertamento puntuale delle responsabilità passate, di chi amministrava e di chi doveva vigilare. E poi, soprattutto una rifondazione del Maggio su basi di efficienza manageriale, valori culturali e trasparenza amministrativa".
Oggi a prendere la penna per replicare a Sangiuliano è il consiglio d’indirizzo, sempre sulle pagine culturali del Caffè di questo giornale. A firma dell’ex presidente Nardella, dell’ex vicepresidente Valdo Spini e degli ex consiglieri Bernabó Bocca, Mauro Campus, Stefano Lucchini e Antonella Mansi. In una lettera aperta ricostruiscono quanto accaduto auspicando alla fine che l’obiettivo è "collaborare tutti insieme a salvare il Teatro, il suo patrimonio civile e i posti di lavoro". Anche l’ex Cdi condivide "la necessità dell’accertamento delle responsabilità" ma sottolinea che "il consiglio di indirizzo non è un organo di gestione né di vigilanza e si limita a esprimere indirizzi coerenti con il quadro che viene fornito dall’organo gestionale della Fondazione". Poi addentrandosi nelle necessità di controllo, si psecifica che "l’ente vigilante della Fondazione è il Ministero della Cultura che “svolge verifiche amministrative e contabili, ispezioni e controlli sugli enti sottoposti a vigilanza”".
Insomma, non c’è una visione condivisa su chi doveva controllare. E la polemica politica divampa, a livello regionale e comunale. Il governatore Eugenio Giani chiede di sapere come sono stati spesi i soldi e viene attaccato dal consigliere regionale della Lega Giovanni Galli ("Finora dov’è stato?", dice) e dal capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio regionale, Francesco Torselli: ("A dicembre aveva detto di aver personalmente verificato la trasparenza e la correttezza dei conti").
Mentre a Palazzo Vecchio le opposizioni chiedono che venga costituita una commissione di indagine in consiglio comunale per "valutare la regolarità e la correttezza delle attività amministrative e le operazioni di controllo della situazione economico finanziaria del Teatro dal 2020 al 2022". La proposta è dei gruppi consiliari di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Gruppo Centro, Movimento 5 Stelle e Italexit. Anche i consiglieri di Sinistra Progetto hanno successivamente dichiarato di condividere "il percorso di richiesta di commissione di indagine". Il Pd e la Lista Nardella replicano che c’è già il commissario, che spetta al ministero controllare.