PIER FRANCESCO DE ROBERTIS
Cronaca

Magistrati e referendum

Lettere a La Nazione, risponde il direttore Pier Francesco De Robertis

PIERFRANCESCO DE ROBERTIS

Firenze, 14 maggio 2016 - Caro direttore, si discute molto del diritto dei magistrati a partecipare alla campagna referendaria e a pronunciarsi sul si o sul no. Credo che i giudici siano cittadini come gli altri, e in quanto tali abbiano gli stessi diritti. Ogni limitazione mi parrebbe anticostituzionale.

Claudio Tallei, Altopascio

Caro Tallei, il fatto che i magistrati siano cittadini come gli altri non significa che debbano comportarsi come tutti gli altri in ogni ambito della vita comune. I militari sono cittadini come gli altri, tanto per fare un esempio, ma non possono riunirsi in sindacati, se non in specifiche forme e in maniera molto limitata. E’ questa una limitazione a un diritto fondamentale garantito dalla costituzione? No, perché per determinate funzioni esistono determinati comportamenti, ammessi o non ammessi. Così per i magistrati, che devono prima di tutto garantire la loro terzietà e la loro indipendenza. Attenzione, non devono essere «solo» terzi o indipendenti, ma devono apparirlo. E partecipare attivamente a una campagna politica, come significa schierarsi in un comitato per il Si o per il No o fare dichiarazioni a sostegno di una tesi o dell’altra, lede indubbiamente questa «apparenza» di terzietà.