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Malika Ayane al Puccini: "A teatro le canzoni sono più intense e vive"

L’artista: "Sul palco mi faccio prendere un po’ la mano dalla felicità . Comincio perfino a saltare, ma ho una microfrattura al collo del femore" .

Malika Ayane al Puccini: "A teatro le canzoni  sono più intense e vive"

Malika Ayane in concerto al Teatro Puccini mercoledì prossimo

È la sua dimensione ideale. Quella preferita. In concerto mercoledì prossimo (ore 20,45) al Puccini, Malika Ayane non fa mistero di trovare a teatro quel qualcosa in più capace di rendere le sue canzoni qualcosa di "pieno, intenso, vivo". Soprattutto se affiancata da una formazione di caratura come quella che vede Jacopo Bertacco e Stefano Brandoni alle chitarre, Raffaele Trapasso al basso, Filippo Cornaglia alla batteria, Marco Guazzone a piano e tastiere. "Riescono a darmi un suono incredibile, elegante, molto metropolitano, ma, al tempo stesso, cristallino e leggero, capace di creare in scena una grandissima tensione musicale ed emotiva che mi consente di cantare benissimo e divertirmi pure da matti, nonostante sia sola lì davanti e, quindi, tutto finisca per poggiare sulle mie spalle. A volte mi faccio prendere un po’ la mano dalla felicità e comincio perfino a saltare… che se lo viene a sapere il fisioterapista mi fa una scenata".

Perché?

"Sentivo dei dolori e m’hanno trovato una microfrattura al collo del femore. Ora però ho deciso che sto guarendo e quindi... sto guarendo. Ho tolto le stampelle e mi porto in scena solo un bastone ottocentesco molto chic, per appoggiarmi nel caso sentissi qualche dolore".

Cose che capitano.

"Quando s’è manifestato il problema mi stavo preparando per la Maratona di New York. Nel 2025, cascasse il mondo, la faccio".

Tornano allo spettacolo, scaletta aperta?

"Abbiamo preparato una decina di brani in più di quelli in scaletta per avere un bacino a cui attingere a seconda delle suggestioni e degli umori della serata. Non superiamo mai, però, i 22-23 perché poi diventa un sequestro di persona".

Com’è la reazione all’ultimo singolo ’Sottosopra’?

"Buona, perché la facciamo in modo molto divertente. E molto differente dalla versione elettronica originale, d’altronde quando le canzoni sono ben scritte si prestano alle interpretazioni più diverse. Quel brano è inserito, infatti, in una parte ‘da salotto’ (chiamarla ‘acustica’ mi sembrerebbe un po’ cheap) molto calda e insinuante. Il clima? Quello di un tramonto guardato dal balcone della casa al mare col bicchiere di Martini in mano. In tutto lo show non c’è mai il volume ‘ignorante’ di certe esibizioni in cui sembra di essere alla stazione o al lunapark".

In scaletta tre cover accorpate fra loro: ’Nel blu dipinto di blu’, ’La prima cosa bella’, che reinterpreta pure nella colonna sonora del film omonimo di Virzì, e ’Cosa hai messo nel caffè’.

"Il pezzo di Modugno lo registrai per una campagna pubblicitaria di Alitalia, ma non l’avevo vai fatta prima dal vivo. È tornata ad essere molto cantata sui balconi durante la pandemia e mi ha scritto un sacco di gente da ogni angolo del globo per raccontarmi cosa gli ispirasse. ‘La prima cosa bella’ l’ho registrata nel 2009 e mi ha dato tantissimo, se non a faccio la gente mi aspetta fuori dal teatro, mentre il pezzo di Riccardo Del Turco l’ho incisa quattro anni dopo nell’album ‘Ricreazione’ dopo averla eseguita come cover a Sanremo. Credo siano tre canzoni scritte benissimo con quel gusto fine anni Cinquanta-anni Sessanta che s’è un po’ perso".

Andrea Spinelli