La vicenda si è fatta paradossale da diventare grottesca. Ed è così che la cantante Malika Ayane ha dovuto pubblicare un messaggio sui social per fermare la macchina del fango: "Cari fulmini di guerra che mi state intasando la mail e i social con insulti o espressioni di solidarietà, ho una notizia per voi: la Malika che cercate non sono io. Incredibile che nel 2021 ci siano più donne con lo stesso nome, eh?". Già, ma ancora più incredibile come la situazione sia ampiamente sfuggita di mano. A prescindere da quale parte ci si schieri. Anche Samir Chalhy, che con Malika ormai non parla più da mesi, condanna gli odiatori che insultano sua sorella: "Gli insulti sono assolutamente sbagliati. Le persone dovrebbero stare zitte e invece giudicano senza sapere come stanno le cose. Questa vicenda doveva rimanere in famiglia fin dall’inizio. Non è stato giusto giudicare prima e non lo è nemmeno adesso. Ma si sa: siamo in Italia, il paese dei creduloni e dei finti buonisti". La Mercedes e il bulldog francese da 2.500 euro acquistati con i soldi della raccolta fondi? Samir dice che in qualche modo se lo aspettava. "Tutto questo non mi stupisce, ho sempre pensato che Malika avesse usato gli audio di mia mamma per avere notorietà". Samir si ferma un attimo. Prende fiato e poi chiarisce: "Intendiamoci, quegli audio con gli insulti erano e restano sbagliati. Ma lei avrebbe potuto evitare di andare a vivere a Milano, la città più cara d’Italia per gli affitti. Ha sempre sognato la bella vita e i soldi, non a caso nel giugno 2019 fece dei provini per entrare a Uomini e donne". Samir ne ha anche per i migliaia di donatori che hanno sposato la causa di Malika: "È giusto donare i soldi se si crede in una causa ma bisogna farlo dopo essersi informati per non essere truffati".
E, a proposito di truffa, ieri il Codacons ha annunciato di aver fatto un esposto alla magistratura "per la possibile fattispecie di truffa aggravata" contro Malika. Per il Codacons, "la vicenda dimostra ancora una volta come nel settore regni l’anarchia: chiunque può chiedere soldi attraverso piattaforme come Gofundme, ma poi non c’è alcun controllo sulla reale destinazione dei soldi raccolti, e le stesse società che ospitano le campagne di solidarietà declinano qualsiasi responsabilità per eventuali usi non conformi dei fondi donati dai cittadini. Pertanto abbiamo deciso di presentare un esposto alle Procure di Milano e Firenze, affinché avviino un’indagine sulla vicenda".