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Mamma segreta, "atto d’amore". A Firenze solo due casi di abbandono

Il progetto dell’Asl riguarda le donne in condizioni di estrema fragilità che lasciano i neonati che poi saranno dati in adozione. L’obiettivo è prevenire la tragedia dei piccoli per strada.

Mamma segreta, "atto d’amore". A Firenze solo due casi di abbandono

Una scelta dolorosissima, ma anche d’amore e di civiltà. Dal 2022 ad oggi, nei punti nascita dell’Asl Toscana centro, otto neo-mamme hanno chiesto di dare in affidamento il proprio bimbo. Per Firenze, i casi sono due: uno nel 2023 al San Giovanni di Dio ed uno all’inizio di questo anno a Ponte a Niccheri. Molto più alto invece il numero registrato a Prato: cinque. Per quanto riguarda l’azienda ospedaliero-universitaria di Careggi, dal 2012 si sono registrati una media di uno-due casi l’anno. Per motivi di privacy, l’ospedale non fornisce dati riferiti al 2023, vista l’esiguità dei numeri. Nella nostra regione, chi non può tenere il proprio bimbo può chiedere di accedere al percorso ‘Mamma segreta’ per il parto in anonimato e il successivo affidamento del piccolo. A far conoscere i dati è l’Asl Toscana Centro, nell’ambito della campagna ‘Non abbandonarlo, parla con noi’, con cui la Regione si rivolge a donne in gravidanza in condizioni di difficoltà psico-sociali e incerte rispetto al riconoscimento del proprio bambino. Tale scelta, viene spiegato, è sempre accompagnata dal personale socio-sanitario, ai fini della prevenzione dell’abbandono traumatico alla nascita che consente alla donna di partorire in sicurezza e garantisce la tutela del neonato che viene affidato dalla madre alle cure del personale ospedaliero e successivamente accolto in tempi brevi da una famiglia adottiva.

"Ognuna di queste donne ha chiaramente una storia a sé - ci racconta la direttrice di ostetricia professionale dell’Azienda Usl Toscana Centro, Arianna Maggiali -. Le situazioni sono molto variegate. Dietro una decisione così forte e sofferta ci sono problematiche sociali o psicologiche. Ci sono donne che, dopo un lungo travaglio interiore, prendono la decisione al termine della gravidanza. Oppure altre che seguono i percorsi di accompagnamento al parto avendo già maturando la consapevolezza di non poter poi tenere quel bimbo". Per la stragrande maggioranza dei casi, prosegue Maggiali, si tratta di donne "con situazioni sociali molto pesanti, che non hanno alcun tipo di supporto familiare".

Rarissimi i casi di chi decide di intraprendere il percorso dopo aver avuto altri figli. Fondamentale in tutto questo è la figura dell’assistente sociale, che fa da vero e proprio trait d’union e che è presente dopo il parto per far partire la pratica dell’adozione. "In base alla legge, è previsto anche un periodo di ripensamento, durante il quale la donna può tornare sulla propria decisione", aggiunge Maggiali. "Noi - prosegue, - come Usl Toscana Centro continuiamo poi ad essere il riferimento della mamma anche per il post parto, per i farmaci da assumere per non far venire il latte al necessario supporto psicologico". "Scelta difficile e dolorosa, ma resta pur sempre un atto d’amore": commenta Rino Agostiniani, direttore dell’area Pediatria neonatologia dell’azienda. C’è anche un servizio telefonico dedicato 055 4383001 attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 18. È un servizio di ascolto, informazione, orientamento e sostegno psicologico presidiato da una équipe di sostegno, composta da infermiere, ostetrica, medico, assistente sociale, educatore, psicologo.

Elettra Gullè