
Luigi Manconi, politico, sociologo, critico musicale e scrittore, presenterà ’La scomparsa dei colori’ domani alle 18,30 alla Giunti Odeon di Firenze
"La cecità non è il buio assoluto e neppure il nero assoluto. È una strana e impalpabile luminescenza". Parola di Luigi Manconi, uomo da sempre impegnato nella politica, ex senatore, ex sottosegretario alla Giustizia, garante delle persone private della libertà, che nell’ultimo libro ‘La scomparsa dei colori’ (Garzanti) racconta del suo "scivolare nella cecità". Il politico e sociologo presenterà il volume domani alle 18,30 alla Giunti Odeon di Firenze in dialogo con Paolo Hendel e Adriano Sofri, modera Chiara Tamburello.
Manconi, cosa l’ha spinta a scrivere un libro sulla sua vita da non vedente? "Scrivo da sempre e mi è venuto naturale raccontare la mia esperienza degli ultimi 15 anni, una progressiva perdita della vista fino ad arrivare alla cecità, un evento dirompente. Poi c’è un altro motivo: ciò che ho vissuto io riguarda tante altre persone. In Italia ci sono due milioni di persone ipovedenti e cieche e sei milioni con disabilità visiva. Questo libro racconta nel dettaglio il mio trauma perché la cecità è una tragedia irreparabile ma al tempo stesso non è la fine della vita. E anche in una condizione come la mia si possono scoprire nuove sensazioni, fare incontri gratificanti, costruire rapporti che fanno bene al cuore. Insomma, ‘vedere’ cose nuove".
Ma lei preferisce essere chiamato non vedente o cieco? "Sono l’unico in Italia che ritiene che il politicamente corretto sia qualcosa per cui vale la pena di battersi. Però non applico tale regola alla mia vita. La definizione ‘non vedente’ contiene il verbo vedere e attenua la condizione che si vive, ma io non voglio edulcorarla. La definizione cieco mi aiuta a avere più consapevolezza di me. Comunque, credo che ogni persona debba scegliere come definirsi".
Cosa le ha tolto la cecità? "La bellezza e la libertà. Io ho tre figli e le loro immagini sono ferme a 15 anni fa. Il ricordo del volto della più piccola, che ora ha 26 anni, è quello di una bambina di dieci anni. Poi da solo non sono in grado di farmi il nodo alla cravatta o di scendere le scale".
Quando ha scoperto che sarebbe diventato cieco, cosa ha provato? "La presa di coscienza che, nel giro di qualche anno, sarei diventato cieco ha costituito per me un trauma. Uno choc cui è seguita una depressione durata un po’ di tempo che ho contrastato con una furia iperproduttiva. Il 25 settembre 2023 è la data: la cecità ha vinto, io sono stato sconfitto ma non mi sono arreso".
La sua condizione non le impedisce di continuare la sua attività politica, giusto? "Cerco di far sì che questa mia condizione non limiti il mio impegno pubblico e politico, anche dopo la fine dell’incarico di senatore. Evidentemente adesso faccio un’enorme fatica, incontro numerosi ostacoli, ma li affronto, credo, con maggiore sensibilità e capacità di ascolto".
Una curiosità: come fa a scrivere? "Lo spiego in un capitolo del libro. Racconto di come ho imparato a ‘scrivere con altri’. I testi prendono forma prima nella mia mente, specie nelle ore notturne, quando formulo le frasi e le memorizzo. Quindi sviluppo quei testi con le mie tre collaboratrici: sono processi lunghi, che hanno nella lettura e rilettura ad alta voce il loro segreto. E, a proposito, di lettura ad alta voce, di questo libro c’è anche la versione audiolibro proprio con la mia voce".