REDAZIONE FIRENZE

Firenze, la marcia della pace divide. “Non cammino con chi non condanna Hamas”

Francesca Campana Comparini a padre Bernardo Gianni, promotore della fiaccolata

Francesca Campana Comparini

Firenze, 22 ottobre 2023 – La fiaccolata di Firenze per la pace in Medio Oriente lunedì partirà da Ponte alle Grazie (dalle 18.30). Da lì si avvierà una marcia "silenziosa e senza bandiere", che, passando per San Niccolò e salendo per le rampe, raggiungerà il piazzale Michelangelo e poi San Miniato al Monte. Nell'abbazia "ci raccoglieremo senza interventi finali", ma è previsto "unicamente un saluto di padre Bernardo", che ieri ha lanciato l'iniziativa, spiegano gli organizzatori. Tante le adesioni, ma la mancata condanna di Hamas da parte dell’imam di Firenze è un punto di divisione, tanto che da parte della comunità ebraica non mancano i distinguo. Fra questi quello della filosofa Francesca Campana Comparini, ideatrice del Festival delle religioni e moglie del console onorario di Israele, Marco Carrai.

Campana Comparini si rivolge direttamente a padre Bernardo che aveva affidato alla stampa un lungo appello all’Unione in nome della pace (clicca qui per andare all’articolo): "Bellissime e toccanti le Tue parole. Camminare insieme è quanto di più bello il Signore Dio abbia offerto all’uomo. Camminare mano nella mano con il proprio compagno/a nel tempo della vita è consolante perché fa sentire “con”, fa sentire “insieme”, lasciando in un angolo la tristezza, talvolta, della solitudine. Ma anche camminare insieme a coloro da cui un’ideale, un credo, una ragion d’essere, ci separano è sacro. Non è un caso che il primo Festival delle Religioni che ho organizzato avesse come titolo “Incontrandoci su ciò che ci divide”, volendo fare della diversità un valore e non un ostacolo ostile insormontabile. Camminare insieme con un amico, camminare insieme con un nemico fa venire la pelle d’oca per la meravigliosa e poliedrica ricchezza che Dio, per i credenti, che la vita per i non credenti, ci pone di fronte. E convengo con Te quando dici che quel procedere insieme che Tu proponi sia “a scapito, a prima vista, di un dibattito politico dai contenuti netti e chiari, pure necessario, ma non in questo contesto”. Un uomo, Tu, ogni uomo, io, che viviamo a migliaia di chilometri di distanza dal conflitto, che quando ci alziamo la mattina respiriamo il tepore del sole nitido che sale da est, senza sentire l’odore delle bombe, senza vedere la morte cruda per le nostre strade, e che pur tuttavia invoca la pace, ecco, questa pace non può che avere la veste di un’invocazione non politica. Perché non ci tocca. Non Ti tocca. Non Mi tocca. In prima persona. Non siamo ipocriti. Per quanto mi sforzi di mettere il cuore nel corpo del mio fratello ebreo o del mio fratello islamico che vivono sotto le bombe, questo dolore non è il mio. Non è morta mia madre, non è stato ucciso anzi decapitato mio figlio. Decapitato. Lo capiamo cosa vuol dire? Tu lo capisci? Io no. Non riesco a capirlo fino in fondo cosa voglia dire che mio figlio sia stato decapitato. Per questo convengo con Te quando dici che questa “camminata insieme” abbia una logica diversa da quella politica. Convengo perché se Tu fossi direttamente coinvolto con quella morte cruda e brutale, se Tu piangessi la morte del tuo fratello naturale, non simbolico, temo che Tu non potresti prescindere dai quei rimandi politici che Tu vuoi in questa marcia omettere, ma che sono “ciò che ci divide”. Ma vedi, Caro Bernardo, mio confessore, mio fraterno confidente, mio maestro delle “cose ultime”, nostro sacerdote che mi ha sposato, è facile fare le fiaccolate quando non ci sporchiamo davvero le mani. Vuol dire che sia inutile? No assolutamente perché tutti noi abbiamo bisogno dei simboli che vanno vissuti e rivissuti. Però, vedi, quando dici che non Ti sorprende che “in un mondo che non sa più cosa siano silenzio ed ascolto, qualcuno faccia resistenza, riconsegnando il primato alla parola urlata, allo slogan, alla distinzione polemica, alla contrapposizione, come unica via per raggiungere una supposta “verità””, credo che ti sbagli, per due ragioni. La prima perché né la parte Israeliana né la parte islamica ha fatto manifestazioni chiassose. Nessuno ha urlato. Nessuno ha fatto slogan. Ci sono state manifestazioni pacifiche, dignitose e rispettose. Di cosa stai parlando? A chi ti riferisci quando dici così? In secondo luogo, come puoi chiedere rivolgendoti al mondo israeliano, senza nominarlo, che Marco Carrai rappresenta in quanto Console, di “rinunciare, una volta tanto, alla puntigliosità dei distinguo”? Quella “puntigliosità dei distinguo” sta nel dire “sì sì no no” come il Tuo e mio Papa ci ha insegnato. Tu poni Hamas al pari del mondo israeliano dicendo così. Questo è per me inaccettabile, anche da parte Tua. Non scrivo solamente in quanto moglie del Console, ma come ben sai, come colei che investe la sua vita nel dialogo interreligioso e in manifestazioni culturali di pace. Ebbene, con chi non condanna Hamas noi non cammino insieme, non perché siamo ostinati, ma perché non abbiamo niente da comunicare e condividere con un simil Nazista. Noi non camminiamo con chi non condanna a chiare parole un’organizzazione terroristica riconosciuta tale da quasi tutto il mondo. Non è un puntiglioso distinguo questo. È un doveroso distinguo che anche Tu dovresti fare come ha detto il Papa chiaramente. Il dire “non partecipo se l’imam non condanna Hamas” non è uno slogan, non è una puntigliosa ostinazione. È la base del dialogo, perché solo così anche nel nostro piccolo arriveremo alla condivisa consapevolezza che sono necessari due Stati per due popoli. Hamas non è il mondo palestinese che ne è vittima come lo sono gli israeliani. Chi non parte da questo, caro Bernardo, non può che fare slogan di una pace vuota fatta di simboli spenti”.