
Il ‘ponte dei cazzotti’
Firenze, 30 ottobre 2019 - Non serve la giacca e la cravatta per presentarsi all’appuntamento con la storia. A volte bastano un paio di scarpe da ginnastica e una maglietta, per un trekking lungo le sponde della Greve a cavallo tra Scandicci e Firenze. Quattro passi per trovare un ponte antico, un manufatto che per ironia della sorte deve essere demolito perché ritenuto un moltiplicatore del rischio idraulico. Un ponte che però è stato testimone di fatti terribili e bellissimi per Firenze. E ne custodisce ancora la memoria tanto da essere diventato un monumento. Non sono lepietre rinascimentali del centro, si tratta del ponte di Mantignano. E’ stato agibile fino al 2001, quando è stata inaugurata la nuova viabilità.
Da allora è chiuso, abbandonato a se stesso, eppure meta di tanti appassionati che arrivano per ricordare o per imparare la storia. Venne costruito nel 1901, si chiamava Ponte di Torri, perché fu l’allora comune di Casellina e Torri (l’odierna Scandicci) a volerlo realizzare per unire i popoli di Mantignano e San Bartolo. Ma la tradizione popolare, che spesso cambia i nomi secondo vezzo, lo ribattezzò subito ponte dei ‘cazzotti’. Il passo era stretto e scambiarsi piuttosto complicato; le liti tra gli ortolani che lo attraversavano coi carri per trasportare la verdura da vendere nei mercati fiorentini pare fossero piuttosto all’ordine del giorno. Appunto ‘facevano ai cazzotti’ come si dice a Firenze.
Nomignoli a parte, questo ponte è stato uno dei punti chiave per la conquista di Firenze durante la seconda guerra mondiale, grazie ad alcuni ragazzi di Mantignano e Ugnano che il 4 agosto del 1944 si unirono alla resistenza per difendere il manufatto dai tedeschi in ritirata. Sul ponte ci fu una sparatoria; i partigiani riuscirono a tagliare i cavi dell’esplosivo salvando la struttura; analoga operazione si svolse con successo all’acquedotto di Mantignano.
Purtroppo il loro destino era segnato: in cinque persero la vita nel tentativo di bonificare le strade del quartiere o sotto i colpi dei nazisti. Ma c’è anche un’altra testimonianza di quel tempo che è stata scoperta sul ponte. Un ricordo che ha riportato gli appassionati di storia a quell’agosto ’44. Sulla travatura del ponte, in riva sinistra della Greve, c’è la scritta ‘Los Angeles city limits – Aug ’44 – co G 442’. Sembra un graffito recente, invece quelle lettere sono cariche di storia. Si tratta della firma del 442° regimental combat team dell’esercito americano. Un reparto composto dai nisei, i soldati nippo americani, arruolati dopo l’attaco di Pearl Harbor. Come i militari di colore della Buffalo che combatterono in Versilia, anche i nippo americani non ebbero vita facile coi loro connazionali durante la guerra. Ma ebbero modo di distinguersi, rendendosi protagonisti di alcune azioni importanti proprio nell’area di Firenze.
Ovunque arrivassero, questi soldati, estendevano i confini della città di Los Angeles; luogo dove molti di loro vivevano. Una moda mutuata anche da un film molto in voga tra i militari Usa ‘Destinazione Tokyo’ con Cary Grant. Questa scritta finirebbe irrimediabilmente perduta in caso di demolizione del ponte. Nel quartiere c’è una mobilitazione per provare a preservare questo ponte. Della questione è stato interessato anche Palazzo Vecchio; si sta cercando una soluzione per salvare il manufatto se non dalla demolizione, almeno dall’oblio per quanto riguarda le sue parti storiche. L’11 novembre in America, ma anche al cimitero di guerra dei Falciani, si celebra il veterans day e sarebbe bello che le istituzioni si ricordassero dei nisei del 442° reggimento che decretarono che Mantignano era ‘comune di Los Angeles’ lasciando un messaggio che è arrivato fino ai nostri giorni. Demolire quel ponte, cancellare non solo un pezzo di tradizione fiorentina, ma soprattutto per tanti un appuntamento con la storia sarebbe un peccato. Fabrizio Morviducci