FRANCESCO
Cronaca

Marco Fagioli e gli Italiani di Parigi

Francesco Gurrieri, storico e critico d'arte, racconta l'influenza degli artisti italiani a Parigi tra le due guerre, sottolineando la loro individualità e qualità superiore.

Gurrieri

Non ha mai abbandonato Borgo San Frediano. Fagioli ci è nato, cresciuto, si è battuto per la sua identità urbana. Vi conserva una delle più estese biblioteche d’arte private e da qui tesse le sue “missioni culturali” in Svizzera, in Germania, in Francia e altrove, apprezzato e ricercato storico e critico dell’Ottocento e del Novecento. Amico di Federico Zeri, consulente di Pandolfini e di Farsettiarte.

E proprio per Farsetti, in occasione della mostra a Cortina d’Ampezzo, “Les Italiens de Paris” chiusasi recentemente, Fagioli ha scritto per il catalogo il testo fondamentale, appunto “L’avventura de Les Italiens da Parigi a Firenze”. Ricorda che una delle fonti più veridiche per capire il clima che vi era a Parigi nell’ambiente artistico tra le due guerre è il libro ‘Souvenirs’ di Alberto Savinio, uscito nel 1945. Vi si coglieva pessimismo, il fiato della morte, speranza nella poesia. Fra il ’15 e il ’45 - dice Fagioli - Savinio aveva visto a Parigi la presenza di grandi artisti italiani, da Amedeo Modigliani ad Ardengo Soffici, Lorenzo Viani, Gino Severini, i fratelli De Chirico, Massimo Campigli, Mario Tozzi, Filippo De Pisis, Osvaldo Licini, Onofrio Martinelli, René Paresce, Anton Luigi Gajoni, Umberto Brunelleschi ed altri ancora. Fagioli affronta con concretezza critica questa stagione parigina, consegnata ad una mitografia costruita intorno al ’32, evocando gli argonauti. "Quello che si vuol qui significare – scrive Fagioli – è che gli “Italiens” nel loro complesso, non furono mai un “gruppo” e tantomeno un movimento d’avanguardia, quanto piuttosto un’area del fenomeno del Novecento, pur a un livello di qualità e personalità in parte superiore a quelli che erano rimasti in Italia. Così convenne anche Alberto Savinio che precisò che i pittori italiani a Parigi non fecero mai una “pittura parigina”".