"Io, prima donna arbitro, fra dubbi e ironie. Ma vinsi col buonsenso" / NEWSLETTER

Maria Grazia Pinna, prima donna arbitro italiana è ospite di Buongiorno Firenze, newsletter de La Nazione. "Ho sempre risposto alle provocazioni. A chi mi gridò: 'Sarai brava a letto!'. ribattei..."

Maria Grazia Pinna

Maria Grazia Pinna

Firenze, 9 febbraio 2021 - Il testo che segue apre Buongiorno Firenze, la newsletter che La Nazione invia ogni mattina agli iscritti alla sua community di lettori. Quotidianamente, Buongiorno Firenze individua un tema di cronaca e vita cittadina, di cui si parla  con un ospite: oggi, Maria Grazia Pinna, prima donna arbitro d'Italia. Buongiorno Firenze tratta le principali notizie di cronaca, cultura, sport e offre suggerimenti su come scoprire e godersi la città.      Per ricevere via mail la newsletter clicca su www.lanazione.it/buongiornofirenze 

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Trucco e fischietto, quando a arbitrare è una donna  di Emanuele Baldi  Il calcio non è uno sport per signorine. Quante volte, in passato, abbiamo sentito questo ritornello rimbalzare tra le tribune dei campi di pallone. Oggi molte cose sono cambiate. Ma nel secolo scorso, per una donna, decidere di indossare di indossare un paio di scarpette chiodate e mettersi al collo un fischietto era qualcosa di quasi fantascientifico. Ma non per Maria Grazia Pinna, la prima donna ad arbitrare una partita di calcio in Italia. Nata a Carloforte, in Sardegna, nel 1942 e giunta a Firenze (fresca sposa) a soli diciotto anni, oggi è ancora una grande appassionata di calcio ma anche di arte e cultura, oltre al grande impegno per il volontariato. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lei.

L'OSPITE   Grazia, cosa ricorda di quel 10 febbraio del 1979, quando fece il suo esordio da arbitro?   «Ero emozionata, ma nemmeno più di tanto. Però fu un mezzo disastro: dopo il primo gol non trovavo il cartellino e la penna per annotarlo e così alla fine della partita confusi il risultato! Ma tanto le attenzioni erano tutte per me, nel bene e nel male».  Intende i pregiudizi?   «Sì, ma io ho sempre risposto per le rime chi mi mandava a quel paese. Non lasciavo mica cadere gli insulti. Uno urlò che avevo le gambe storte, ma lo fulminai: avevo gambe perfette. Un’altra volta qualcuno dagli spalti mi disse: ‘Sarai brava a letto’ e io risposi: ‘Sì, però non con te’. Mi sgridarono: un arbitro non deve mai rispondere. In campo, invece, i giocatori mi hanno sempre portato rispetto, le regole erano 17 ma io usavo la 18esima: il buon senso». Clicca qui per continuare a leggere