Stavolta la scossa ha fatto una sola crepa. Ma una l’ha fatta. Una crepa nella tranquillità dei Marradesi. Perché quel pur breve sisma, ma netto, intenso, sentito da tutti, 3 punti e mezzo di magnitudo, ha fatto riemergere le inquietudini e le paure con le quali a Marradi si è dovuto fare i conti per settimane. Non è stata la scossa del 18 settembre, no. Quella, magnitudo 4.9, fece danni veri. Case inagibili, crolli nelle chiese. Poi seguirono tante scosse, meno violente, ma che tennero a lungo il paese in tensione. Il Comune e la Protezione Civile approntarono tende e luoghi sicuri per trascorrere la notte e non pochi ne usufruirono, così come ci fu chi dormì per giorni e giorni nella tenda montata nel proprio giardino, così come in roulotte e camper. Anche ieri pomeriggio qualche anziano, spaventato, lo ha subito chiesto al Comune: "Si può tornare a dormire in palestra?" Ovviamente al momento questo non è necessario. Al di là di una seconda microscossa, quattro minuti più tardi, rispetto alla prima, con epicentro tra Marradi e Tredozio avvenuta alle 12.49 e 3.5 di magnitudo, i sismografi son rimasti fermi. "Eravamo in Comune – racconta il sindaco Triberti – e quando siamo scesi già c’erano tante persone in strada. C’è stata sicuramente paura. Abbiamo fatto un giro in paese e nelle frazioni. Di gente fuori ce n’era. Danni? Al momento abbiamo ricevuto due segnalazioni, in un’abitazione e in un’attività produttiva. Niente di preoccupante, al momento." La scossa di ieri ha fatto riaffiorare angoscia e timori del passato: "E’ faticoso – ammette il sindaco -: hai ancora nella testa l’alluvione di maggio, il terremoto di settembre, l’alluvione di novembre". E le ferite di cinque mesi fa sono ancora aperte. Il Comune ha attivato un Ufficio Sisma, ed entro il 26 febbraio si può chiedere il contributo per chi ha avuto la casa inagibile, e fino al 18 marzo per i lavori di rispristino. "Ci sono ancora edifici inagibili – dice Triberti – e dovremo poi ragionare delle strutture finora escluse dai contributi".
Paolo Guidotti