Il giorno dopo, per la fabbrica dei marroni, ha un gusto più amaro. Ieri la prima reazione, a Marradi, era stata di sollievo. Quel "l’Ortofrutticola non chiuderà" era ciò che tutti volevano sentire. Perché non era affatto scontato. Ma le proposte messe sul tavolo dall’amministratore di Italcanditi hanno subito suscitato forti perplessità. E così ieri mattina, all’unanimità, l’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori ha deciso di continuare il presidio e lo sciopero. La vicesindaco Vittoria Mercatali racconta le proprie impressioni al tavolo di crisi: "Da una parte c’era la soddisfazione per il fatto che si sono dovuti mettere a un tavolo di confronto e che in qualche modo hanno dovuto fare retromarcia. Ma nel merito la preoccupazione rimane, a cominciare dall’intenzione di trasferire comunque la lavorazione del marron glacé. E occorre chiare cosa comporta il loro progetto in termini di occupazione ed anche di tempi di lavoro". Sindaco e vicesindaco dopo l’incontro sono subito andati a portare le notizie al presidio: "C’era grande attesa – dice Mercatali – ma sapevamo che questo incontro non poteva essere risolutivo. Ora l’impegno continua".
A suscitare preoccupazioni sono i termini della "riorganizzazione" prospettati da Italcanditi. Che non vuol più far fare i marron glacé alle donne di Marradi, trasferendo la produzione in sede centrale. E si pensa di sostituire quella lavorazione pregiata con linee più povere. Anzitutto la pelatura delle castagne. Poi la retinatura, ovvero il confezionamento dei sacchetti di marroni freschi e infine una produzione marginale, una sorta di marron glacé destinato non al consumo diretto, ma alla rielaborazione da parte delle pasticcerie. Tutto ciò con un numero minore di lavoratori. Quelli a tempo indeterminato si ha intenzione di dismetterli mediante prepensionamenti, mentre per gli stagionali è prevista una riduzione nel numero e soprattutto nei mesi di impegno lavorativo.
"Di stagionali – spiega Chiara Tortoli, della Cgil – ne riassorbirebbero circa 55, l’80% della media degli ultimi tre anni, e per quattro mesi l’anno. Si sono inventati quattro mesi di lavoro, per salvar la faccia, vista tutta la reazione che si è scatenata. Ma se è un’operazione salvafaccia, noi non ci stiamo". Per questo la pressione della protesta continuerà. E nel frattempo istituzioni e sindacati vogliono vedere le carte: "La Regione – aggiunge la sindacalista - ha sollecitato un piano industriale dettagliato, per permetterci di valutare tutta la situazione. E vogliamo anche capire se vi siano altri soggetti interessati alla fabbrica".
Paolo Guidotti