Martina picchiata e sfregiata: “Avvezzi alla prevaricazione, fu violenza gratuita”. Le motivazioni della sentenza

L’aggressione a Martina Mucci perpetrata dal gruppo di fiorentini. Il giudice sottolinea l’oltraggio: “La cicatrice lasciata sul volto crea senso di sgradevolezza”

Firenzed, 26 luglio 2024 – “Una cicatrice che crea sgradevolezza in chi la guarda, in mezzo al volto, fra il sorriso, gli occhi e il naso”. Con queste parole il giudice Marco Malerba motiva la condanna per sfregio permanente, oltre alle lesioni, inflitta a Emiliano Laurini, 42 anni di Scandicci e dei fiorentini Kevin Mingoia, 19, e Mattia Schininà, 21, nei confronti di Martina Mucci, cameriera di 30 anni, pestata a sangue nell’androne di casa la notte del 21 febbraio 2023 a Prato.

Parole dure che connotano il contestato di “violenza gratuita” all’interno del quale è maturata l’aggressione, progettata e premeditata nei minimi dettagli dai tre condannati. Il “deus ex machina” è senza dubbio Laurini, ex fidanzato della vittima, condannato a 9 anni, che come emerge dalle indagini, ha mostrato il suo carattere “violento, prevaricatore, aggressivo e umiliante” nei confronti non solo di Martina ma anche della ragazza con cui stava al momento in cui progettò l’agguato ai danni della giovane cameriera.

Non c’è dubbio, per il giudice, su come sono andati i fatti nonostante i tentativi iniziali dei tre di scaricare la colpa l’uno sull’altro e di depistare le indagini. Le intercettazioni telefoniche parlano chiaro, l’ambiente in cui i tre si muovono lo stesso. Sono “avvezzi alla violenza”. La vicenda è maturata “in un contesto socioculturale in cui l’espressione delle personalità avviene mediante l’ostentazione sfacciata della violenza, sia fisica che verbale, e in cui concetti come onore, rispetto, porgere le scuse sono trasfigurati in un’ottica di costante affermazione di sé attraverso le prepotenze, la minaccia e l’uso della violenza, avendo come unico scopo quello di prevaricare il prossimo, piegarlo ai propri fini e umiliarlo”.

Laurini è il “deus ex machina” in quanto mette in moto la vicenda che porterà all’aggressione della Mucci per motivi che sono rimasti “incerti”: forse la gelosia, forse la vendetta, forse il risentimento nei confronti di Martina la cui relazione turbolenta era finita un mese prima del pestaggio. Una pena a nove anni (Laurini doveva rispondere anche di maltrattamenti in famiglia) è giustificata dallo “sfregio permanente causato, affatto banale e pari a 4 centimetri, in pieno volto, al centro del viso, del dolo e del mandato conferito agli esecutori che rimanda all’esercizio della violenza fisica”, scrive ancora il giudice.

“L’effetto che la cicatrice produce è di obiettiva sgradevolezza secondo un osservatore comune, di gusto normale e di media sensibilità. Il fatto che la cicatrice non potrà essere occultata in nessun modo naturale e pratico, comporta che Mucci, per il resto della propria vita, quando si interfaccerà con terzi, soprattutto nelle relazioni sociali più intime dove la distanza cosiddetta sociale è azzerata, ogni qualvolta l’interlocutore la guarderà negli occhi e le parlerà, sarà posta nella condizione per cui l’altro vedrà immediatamente e immancabilmente la cicatrice”.