ELETTRA GULLE'
Cronaca

Mascolinità tossica e accudente . Oltre gli stereotipi di genere

La decostruzione del modello maschile violento e la scoperta della mascolinità della cura. CLASSE IIIA - SCUOLA MASACCIO - FIRENZE.

Il disegno è di Francesco Oliverio

Il disegno è di Francesco Oliverio

Alcuni mesi fa si è svolto a scuola un incontro molto particolare con la dottoressa Luciana Mandelli, psicologa esperta in dinamiche relazionali. A seguito di un fatto increscioso capitato in classe, ci siamo interrogati sull’aggressività nei rapporti umani, in particolare tra maschi e femmine, e come questa possa trasformarsi in mascolinità tossica. Che si tratti di bullismo o di relazione tra i generi, il rischio è sempre quello della prevaricazione e della violazione dei diritti altrui. Per farci riflettere su questo, la dottoressa ci ha coinvolto in un laboratorio molto intenso. Servendosi di alcune maschere bianche, ci ha chiesto di indossarle a turno per assumere ruoli diversi all’interno di una scena di bullismo: alcuni di noi sono diventati il bullo, altri la vittima, chi i sostenitori del bullo e chi il pubblico (definito da un nostro compagno "ignavo e omertoso").

Dopo aver recitato, la dottoressa Mandelli ci ha chiesto di raccontare le emozioni provate e il disagio che certe scelte comportano. Per molti di noi è stato sconvolgente sperimentare il disagio del ruolo della vittima, ma anche del bullo. Alcuni hanno raccontato di essersi sentiti potenti, ma subito dopo si sono accorti di aver provato una profonda vergogna. Altri, invece, hanno capito quanto sia terribile sentirsi soli e senza difese. In generale, è emersa una insopportabile solitudine in tutti i ruoli assunti. Successivamente, abbiamo inscenato la gestione da parte di preside, docenti e genitori di una violenza in classe, cercando di immedesimarci negli adulti chiamati a risolvere simili situazioni. Infine, abbiamo lavorato con il corpo: divisi in gruppi, abbiamo costruito una scultura complessa, dove ogni corpo era in contatto con gli altri. Questo esercizio ci ha fatto capire quanto sia importante rispettare gli spazi altrui e trovare un equilibrio tra il nostro movimento e quello degli altri.

Alla fine del laboratorio, la dottoressa Mandelli ci ha fatto riflettere su un punto fondamentale: ciascuno gioca un ruolo nella messa in atto della violenza. Ci si può assumere allora la responsabilità della gestione dell’aggressività, incanalandola ed elaborandola all’interno delle varie forme di convivenza. Possiamo scegliere di parlare invece di urlare, comprendere e non giudicare, aiutare e non prevaricare. È stato un incontro che ci ha molto cambiati. Abbiamo capito che il rispetto e la gentilezza non sono segni di debolezza, ma di vera forza. E che essere uomini non significa imporsi sugli altri, ma saper stare in equilibrio con l’ambiente circostante.