Massacrato per rapina. Perizia su botte e asfissia

La procura chiede l’incidente probatorio per cristallizzare le cause della morte. Nuovi dettagli agghiaccianti: "Picchiato selvaggiamente e lasciato morire".

Massacrato per rapina. Perizia su botte e asfissia

Massacrato per rapina. Perizia su botte e asfissia

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Un nuovo accertamento, con la formula processuale dell’incidente probatorio (necessaria per cristallizzare una prova che altrimenti con il tempo andrebbe persa), è stato richiesto dalla procura per stabilire con esattezza cause e tempi della morte di Kiomars Chaikar Safaei, l’ambulante iraniano di 72 anni ucciso il 29 novembre scorso nel corso di una rapina avvenuta nel suo appartamento al sesto piano di un edificio di via Francesco De Pinedo, a Novoli.

Alla perizia, a cui parteciperà per conto del sostituto procuratore Sandro Cutrignelli, il medico legale Susanna Gamba, si aggiungerà anche un radiologo. L’obiettivo, in ottica processuale, è dare un peso alle percosse che uno dei due indagati avrebbe inferto al commerciante per sottrargli i soldi degli incassi della sua attività alla loggia del Porcellino. Soldi che probabilmente il commerciante teneva in casa (l’appartamento è stato trovato in disordine, come se fosse stato rovistato) e che ora gli investigatori della sezione omicidi della squadra mobile stanno cercando di stabilire quanti fossero.

Kiomars, secondo la procura, è stato picchiato "selvaggiamente" dal più grande dei due fratelli brasiliani, Guilhenne Ponciano, 24 anni. Questi, mentre il fratello minore Matheus, 19 anni, avrebbe fatto da palo in strada - dopo aver pedinato l’iraniano dal banco dove anch’egli lavorava fino all’abitazione - avrebbe atteso il commerciante in prossimità della porta d’ingresso dell’alloggio.

Qui, con una vera e propria imboscata, il brasiliano (che in passato aveva pure lui lavorato alle dipendenze del 72enne), indossando probabilmente dei guanti, lo avrebbe tramortito colpendolo al volto e al costato, per poi renderlo incapace di agire legandogli con lo scotch le braccia dietro alla schiena e mettendogli del nastro adesivo cerato nero sugli occhi e sulla bocca. Dopo avergli calzato sulla testa anche un sacco nero, Kiomars è rimasto lì, prono, impossibilitato a reagire. La morte è sopraggiunta dopo una lunga agonia.

E qui si entra nel campo della medicina legale.

Il cappuccio in testa non era di un tessuto "propriamente asfissiante" e quindi non ha provocato un’asfissia rapida come avrebbe invece provocato un sacchetto di plastica.

Tuttavia, la chiusura della bocca con il nastro e la posizione a bocconi, nonostante il naso libero, avrebbero causato al 72enne - già afflitto da problemi cardiaci, condizione che sarebbe stata nota anche ad entrambi gli indagati - una difficoltà respiratoria seguita da "lenta deprivazione di ossigeno" che, intorno alla mezzanotte (circa sei ore dopo la rapina) sarebbe culminata nel decesso.

All’incidente probatorio, del quale il gip dovrà ora fissare la data, parteciperanno con i propri consulenti anche i tre fratelli della vittima, rappresentati dagli avvocati Gabriele, Nicola e Marco Zanobini.