Ha preso la vita e l’ha spremuta fino alla penultima goccia. A otto anni ha lasciato il Veneto e casa sua, e da lì ha iniziato a correre sul campo e poi su una discesa liscia e baciata dal sole. Poi una salita sempre più ripida sotto nuvole color antracite finché, passati i 50, mentre la barba iniziava a imbiancarsi, si è guardato allo specchio e ha riconosciuto finalmente un uomo in armonia col mondo. Massimo Orlando, per tutti Massimino, fiorentino per scelta. Una scelta lontana nel tempo. "Ho scelto Firenze appena ci ho messo piede. Mi ci spedì Roberto Baggio, era mia compagno di stanza alla Juventus. "Vai là, Massimo, troverai una città che saprà darti amore. Aveva ragione lui. Lo compresi poco dopo. Nel novembre del ’90 decisi che Firenze sarebbe stata la mia città, la mia vita".
Una vita da film. Vette emozionali altissime e abissi. Orlando il pupillo della Fiesole e di Vittorio Cecchi Gori, Orlando che inizia a perdersi.
"Sono un buono. Lo sono sempre stato. Ingenuo e quindi, come si dice, anche un po’ scemo. Oggi posso dire di aver imparato tante cose dalla vita. Da ragazzo non ero pronto, pensavo che il mondo ti vuole sempre bene. Vivevo in una bolla fatta di complimenti, di belle parole. Amici veri, e poi quelli che ti tradiscono. Colpa loro? No, colpa mia, che allora non sapevo distinguere, pesare le persone".
Il momento più buio?
"Potrei dire quello dell’infortunio, quando ho capito che la mia carriera era finita troppo presto. Ma invece dico il giorno della retrocessione in serie B. Quella sera ebbi una crisi di panico, andai in ospedale. Da allora è iniziato un percorso fatto di psicofarmaci, paure, errori".
Errori che hanno fatto sparire il sole dal suo cielo.
"La depressione è difficile da affrontare. Quando ho smesso di fare il calciatore ero un ragazzino. Nella testa di sicuro. Avrei potuto restare nel calcio. Invece ho iniziato a viaggiare e divertirmi. Ho distrutto una famiglia, mi sono perso nei casinò. E da quel giro non esci mai vincente".
Lei come imprenditore ha avuto due ristoranti e poi si è trovato a lavorare come dipendente, a servire ai tavoli…
"Mi sono ritrovato in terra. Chi mi conosce lo sa. C’è chi mi ha detto: ma come fai? Come faccio? Dovrei forse stare qui a piangere e a rimpiangere i giorni in cui mi svegliavo la mattina e decidevo di comprarmi un biglietto per le Maldive? Dovevo rimettermi in gioco. E l’ho fatto. E poi è stata una bella esperienza. Ancora oggi, ogni tanto, vado a dare la mano a un mio amico che ha un ristorante alla Consuma. Coi clienti parliamo di calcio, a volte è molto divertente".
E forse sua figlia Vittoria le ha dato una bella spinta sulla strada della rinascita.
"Quando mi divertivo in giro per il mondo non ho fatto il padre. Un giorno ho capito che stavo buttando via l’occasione più grande della mia vita. Così mi sono fatto coraggio e abbiamo affrontato la situazione. Ci siamo seduti uno davanti all’altra: abbiamo parlato tanto, da quel giorno è cambiato tutto. Quando la vedo in tv su Sky sono molto orgoglioso, quasi emozionato, perché lei ha una passione incredibile per lo sport. Ogni giorno ci sentiamo al telefono e ci confrontiamo su tutto: calcio, tennis, pallavolo".
Anche Orlando è un bravo comunicatore. In tv e in radio, perché come seconda voce su Radio Rai se la cava davvero bene.
"E mi diverto come un matto. Mercoledì sera ero con Repice a
commentare la partita dell’Inter. Ecco, lui è il numero 1 in assoluto".
Qual è la sua Firenze?
"Firenze Sud. Da piazza Beccaria in giù, diciamo. La mia vita fiorentina è lì. Tra l’altro tra non molto apro un locale insieme a mio fratello proprio in quella zona. Sarà un posto molto speciale".
Col gioco ha chiuso?
"Ho chiuso con le follie ai casinò. Vado alla Snai a giocare pochi soldi, come fanno tanti. Mi piace, non lo nascondo. Ma i centomila o i duecentomila che mettevo sul tavolo sono un ricordo. Ero stupido, me ne sono fatto una ragione. Però se ci ripenso non ho rimpianti. Ho vissuto: benissimo, malissimo, ma ho vissuto. Posso dirlo: sono sereno".
E della Fiorentina che dice?
"Pradè ha fatto un bel mercato. Questa squadra deve ancora crescere, ma a me piace davvero".
Orlando in che ruolo giocherebbe con Palladino?
"O al posto di Colpani o nel ruolo di Bove. Forse un mix".
Ha dato più lei a Firenze o Firenze a lei?
"Credo di aver dato tanto. Ma Firenze mi ha dato di più. E continua. Ancora mi riconoscono per strada, mi chiamano, mi sorridono. E io ricambio sempre. Perché la gente ha capito che sono educato, rispettoso e gentile. Sono un buono, e sarà sempre così".