REDAZIONE FIRENZE

Il fotografo Sestini fuori dalla rianimazione: ‘Sono morto e risorto. Grazie a chi mi ha salvato’

Il messaggio sui social: “Dopo un viaggio di andata e ritorno che mi ha fatto vedere la morte in faccia due volte, oggi sono uscito dalla rianimazione e le mie condizioni sono decisamente migliorate”

La foto che Massimo Sestini ha condiviso sui suoi profili social

La foto che Massimo Sestini ha condiviso sui suoi profili social

Firenze, 31 gennaio 2025 – “Sono tornato. Dopo un viaggio di andata e ritorno che mi ha fatto vedere la morte in faccia due volte, oggi sono uscito dalla rianimazione e le mie condizioni sono decisamente migliorate. Il motto di nave Vespucci, “non chi comincia ma quel che persevera”, mi ha dato tanta forza in questo momento. È proprio la perseveranza che mi sta aiutando a superare questa prova, giorno dopo giorno”.

Con queste parole, condivise sui social, il fotoreporter Massimo Sestini ha dato sue notizie dopo essere uscito dal coma: era stato ricoverato in rianimazione all'ospedale di Trento sabato 25 gennaio in seguito a un malore durante un'immersione, per motivi professionali, nel lago ghiacciato di Lavarone.

Il fotografo pratese, trapiantato a Firenze, scrive ancora: “Mi sento un privilegiato, perché ho una nuova vita. Per questo un grazie speciale va a chi mi ha salvato: prima il nucleo sub della Guardia Costiera, e poi la splendida équipe del reparto di terapia intensiva dell’ospedale Santa Chiara di Trento. Infine un grazie di cuore va a tutti voi per le parole di affetto e sostegno. Siete stati moltissimi e, come ha detto la mia amica Livia Frescobaldi, il tributo di solidarietà che ho ricevuto, normalmente, si da soltanto a chi muore”.

Sestini ha anche mandato un messaggio per iscritto ai colleghi dell’Associazione stampa toscana con una lettera indirizzata al presidente Sandro Bennucci. “Caro Sandro e cari colleghi, sono morto e risorto - scrive Sestini nella lettera - Posso rivolgermi di nuovo a voi e tutti grazie alla prontezza e alla capacità professionale di un istruttore sub che mi è venuto a ripescare, nel lago ghiacciato di Lavarone, non avendomi visto riemergere. Ero lì, come sempre, per il mio lavoro: ossia informare attraverso le foto. Un lavoro che ho sempre svolto ovunque, spesso nelle condizioni più difficili: anche nell'aria e, appunto, nell'acqua. Il pericolo è insito nella nostra professione. E' andata bene. La prossima settimana spero di tornare a casa. Con queste poche righe scritte a fatica, di getto, voglio solo ringraziare tutti per la straordinaria dimostrazione d'affetto che si è riversata su di me. In attesa di rivedervi lasciate che, idealmente, vi abbracci. Sapere che ci siete è stata una formidabile spinta verso la ripresa”.