REDAZIONE FIRENZE

Omicidio di Ravenna, Cagnoni aiutò un'associazione contro la violenza sulle donne

«Agli incontri era sempre insieme alla moglie»

Matteo Cagnoni e Giulia Ballestri

Firenze, 21 settembre 2016 - Lui era ossessionato dalla gelosia. Non si dava pace. Non accettava l’ipotesi della separazione da Giulia, che era stata una sua paziente e che aveva sposato una decina di anni fa. Dal matromonio sono nati tre figli, ancora piccoli: 5, 8 e 11 anni. Matteo Cagnoni aveva assoldato un investigatore privato dopo il sospetto, coltivato da circa un anno, che la moglie avesse un’altra relazione. Forse, dopo questa estrema mossa, quel sospetto aveva trovato conferme, alimentando le sue «paure». Secondo l’accusa è stato lui a uccidere Giulia Ballestri, sua moglie. Eppure Cagnogni si era anche speso e messo in pubblico proprio in iniziative contro la violenza sulle donne.

A Ravenna, nel 2013, aveva collaborato con l’associazione Linea Rosa per organizzare una serata a favore delle donne vittime di violenza. «Fu lui a contattarci – ha detto la presidente di Linea Rosa, Alessandra Bagnara, a il Resto del Carlino – perché, disse, avrebbe voluto organizzare un evento che potesse aiutarci. E infatti il ricavato della serata fu devoluto all’associazione. Ci furono diversi incontri preparatori e la moglie veniva sempre insieme a lui. Ci aiutò parecchio».

I suoi amici non si danno pace. Sono increduili di fronte a quanto accaduto. «Lui è il mio dermatologo, oltre che un grande amico di mio padre – racconta la figlia di alcuni cari amici del medico –. I miei genitori l’hanno visto con la moglie solo lunedì scorso, sembravano normalissimi. Siamo scioccati. Non c’era stato nessun segnale di separazione a parte il fatto che Matteo aveva chiesto a mio padre di passare al suo ambulatorio perché aveva urgenza di parlargli. Loro due sono molto legati, Cagnoni ha fatto conoscere a mio babbo diverse persone nel mondo dello spettacolo oppure andavano insieme allo stadio a vedere la Fiorentina».

«Conosco Matteo da una vita, anche se non eravamo tanto intimi da raccontarmi come procedeva la sua vita con la moglie – racconta un amico del dermatologo –. So che negli ultimi giorni aveva chiamato un amico comune e gli aveva chiesto di vedersi, purtroppo non si sono poi trovati. Chissà, forse voleva confidarsi e se l’avesse fatto magari tutto questo non sarebbe successo. Giulia non la conoscevo molto, ma non mi hanno mai dato l’impressione di una coppia bene assortita. Il loro sembrava un matrimonio basato soprattutte sulle convenienze. Forse ha temuto di vivere il dramma dei padri separati e ha perso la testa».

La famiglia di Giulia si chiude nel silenzio del dolore e manda una nota ai media tramite il proprio avvocato: «I familiari di Giulia, nel manifestare la più assoluta fiducia nell’operato della magistratura e delle forze dell’ordine, ai quali va un grande ringraziamento per la tempestività e professionalità già dimostrata nelle prime fasi dell’indagine, intendono comunicare la volontà di affrontare questi tragici momenti nel più assoluto riersbo confidando, anche a tutela dei figli minorenni di Giulia, che la sensibilità dei media e degli organi di informazione possa comprendere e rispettare tale desiderio».

BdA