
di Leonardo Bartoletti
Una tragedia figlia di questi tempi balordi, una storia atroce che ci riporta indietro di oltre trent’anni nella sua cruda verità. La verità, la nuda cronaca di un ragazzo di appena 22 anni che, nonostante gli sforzi immani fatti dalla famiglia per strapparlo al suo destino, ha perso la vita per quel diavolo - che ai giovani si presenta con il volto ingannevole da angelo - che si chiama droga. Mattia Laurenza aveva solo 22 anni.
E nonostante una giovanissima vita trascorsa sempre al limite dell’eccesso 22 anni sono davvero pochi per ritrovarsi senza vita, in casa, in un pomeriggio di febbraio.
Il corpo del giovane è stato trovato dai familiari nell’appartamento dove viveva con la sua famiglia, in zona I Piani, a Rufina. Per il momento non c’è una spiegazione ufficiale che arriverà soltanto dopo l’autopsia, già disposta sul corpo del povero ragazzo, anche se la morte per overdose sembra la pista più verosimile.
Niente di ufficiale e certo si potrà comunque dire prima del risultato dell’esame. Sul posto sono arrivati sia gli addetti del 118, sia i Carabinieri della stazione di Rufina. Per il giovane purtroppo non c’era più niente da fare.
Nato nel 1999, Mattia - dj e amante della musica - era piuttosto conosciuto in zona. Pregi e debolezze di questo ragazzo non avevano troppi segreti. Non certo per la sua famiglia. Per il babbo e la mamma, lavoratori dipendenti. Per la nonna, che a più riprese ha cercato d’instradare verso la giusta direzione la vita di un nipote che, evidentemente, aveva giudicata sbandata.
Il sindaco del paese, Vito Maida, è stravolto. "Conoscevo bene Mattia e la sua famiglia - dice - e sono davvero dispiaciuto per quello che è accaduto. Una tristezza profonda che mi viene dal cuore e dalla conoscenza di questo ragazzo, dei genitori e della nonna".
Una famiglia, quella di Mattia. di quelle che definire perbene è il minimo. Gente normale, che lavora per il pane e porta avanti con dignità la propria vita guadagnandosi ogni giorno lo stipendio. Persone che hanno messo tutto il loro impegno anche nei confronti del figlio. A più riprese Mattia aveva infatti mostrato di avere bisogno di consigli. Di una guida sicura. Forse anche per questo i genitori conoscevano bene il sindaco Maida. La nonna era stata in alcune occasioni in comune a parlare con il primo cittadino per cercare una soluzione condivisa.
Per Mattia, ad un certo punto, si era anche aperta l’opportunità di un inserimento lavorativo, nell’ambito di una cooperativa locale di servizi. Quell’impiego avrebbe senza dubbio rappresentato un’ancora alla quale aggrapparsi, uno strumento concreto per indirizzare obiettivi ed impegno di una vita ancora giovane. Il lavoro, però, è durato poco. Anzi, nel concreto si può dire che - tra ritardi, assenze e mancanze - non sia praticamente mai iniziato, se si escludono i primi momenti. Sono tanti, in queste ore, gli amici di Mattia che stanno lasciando messaggi, ricordi e pensieri sui social.
"Il consumo di droga, anche tra i giovanissimi, ci sta portando a delineare quadri importanti – sottolinea Adriana Iozzi, direttore Ufc Serd della zona 1 di Firenze – Purtroppo l’età dei primi consumi di stupefacenti continua ad abbassarsi. Si parte magari con il Thc, per poi passare a fumare la cocaina e approdare all’eroina. In questo contesto l’alcol funziona da collante".
Secondo la dottoressa Iozzi siamo nell’epoca del "policonsumo" di sostanze facilitato anche "dalla confidenza che hanno i giovani con internet e con gli acquisti in Rete". "Bisogna lavorare sulla prevenzione – dice – iniziare a informare i ragazzi e le famiglie sempre prima e cercare di far venire fuori le storie di disagio sommerse. Tra i nuovi poroblemi ci sono anche le droghe sintetiche, fatte in laboratorio, che hanno impatti ancora più devastanti che in passato.