Firenze, 17 aprile 2024 – Sulla morte di Mattia Giani, il calciatore di 26 anni del Castelfiorentino che domenica 14 aprile ha accusato un malore in campo durante la partita contro il Lanciotto Campi ed è morto poi lunedì mattina all’ospedale Careggi, la procura della Repubblica di Firenze indaga per omicidio colposo. Al momento non ci sono persone iscritte nel registro degli indagati. Il pm Giuseppe Ledda ha disposto l'autopsia, che si terrà domani o venerdì prossimo.
La svolta al fascicolo di indagini è stata data dalle dichiarazioni fatte anche dai genitori ai carabinieri della compagnia di San Miniato (Pisa) ieri pomeriggio. I carabinieri, su richiesta della procura di Firenze, hanno sentito 'a sommarie informazioni’ i genitori di Mattia come persone informate sui fatti riguardo al malore avuto dal figlio.
Mattia si poteva salvare? È la domanda che tormenta la famiglia del 26enne e non solo. Sono tanti i punti su cui la procura deve fare chiarezza. L’assenza di un medico e di un mezzo del 118 all’interno dello stadio comunale di Campi Bisnezio. Quella decina di minuti da quando il giovane si è accasciato in campo a quando l’ambulanza è arrivata sul luogo. Le ombre sull’utilizzo del defibrillatore e sulla sequenza delle manovre di primo soccorso.
"Sono andato a sporgere denuncia – ha spiegato il padre di Mattia, Sandro Giani –, non voglio accanirmi contro nessuno, ma voglio la verità sulla morte di mio figlio. Domenica scorsa Sandro era sugli spalti insieme alla moglie, il nonno e la fidanzata di Mattia. Hanno assistito alla tragedia dall’inizio alla fine. “Al campo sportivo non c’era né il medico, né l’ambulanza. Questa è la verità – sottolinea il padre –. La rianimazione a Mattia l’ha fatta il massaggiatore del Castelfiorentino”.
Da regolamento, in Eccellenza, è prevista la presenza del medico in ogni gara di campionato o in alternativa di un’ambulanza a bordo campo. L’unico medico che è intervenuto, da noi sentito, fa sapere però che era lì in qualità di spettatore e non come personale sanitario.
Poi c’è la questione del defibrillatore. Durante i primi soccorsi il dispositivo salvavita è spuntato, “ma nessuno lo sapeva usare – prosegue il padre – nessuno sapeva come attivarlo. È arrivata una prima ambulanza ma non c’era il medico a bordo.
Adesso spetterà agli inquirenti fare chiarezza su tutta la vicenda. Su quanto accaduto incideranno anche gli esami clinici sul corpo di Mattia, necessari per portare alla luce le cause del malore.