
La discarica affiorata sull’Appennino e che interessa anche il versante emiliano: le analisi dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana dicono che non c’è emergenza (foto Stefano Tedioli)
Palazzuolo sul Senio (Firenze), 26 marzo 2025 – L’acqua scorre in un fiume di rifiuti, il torrente è in ostaggio della plastica. Che è ovunque. Un attacco al cuore di quella che era considerata una delle vallate più incontaminate dell’Appennino. Finché una frana provocata dall’alluvione dei giorni scorsi ha scoperchiato una discarica fantasma – dimenticata da 54 anni – trascinando enormi quantità di rifiuti nel torrente Rovigo a Palazzuolo sul Senio e poi fino al Santerno, affluente del Reno. Elementi che fanno pensare a un disastro ambientale devastante. “Abbiamo le foto delle garze medicali spuntate tra le scorie e ci risultano anche avvistamenti di sacche trasfusionali”, racconta Ivano Cobalto, del Cai di Imola. Intanto ieri Arpat ha pubblicato il primo report dopo il sopralluogo di una settimana fa: “I rifiuti visibili in superficie sono per lo più resti di sacchetti di plastica, misti a terra e rifiuti organici biodegradati e mineralizzati, con la presenza sporadica di lattine, oggetti domestici metallici, articoli di abbigliamento e frammenti di vetro”.
Il verdetto di Aprat sembra per ora rassicurante: “Considerata la tipologia di rifiuti e il lungo periodo di esposizione alla degradazione e alla mineralizzazione, non risulta, per ora, verosimile un pericolo di rilascio nell’ambiente di sostanze in grado di produrre contaminazioni significative delle matrici ambientali”. Da qui la conclusione: “Per ora, non si ravvisa la necessità di interventi di decontaminazione o di messa in sicurezza urgente delle aree raggiunte dai rifiuti”. Ma è necessario, e urgente, si legge nel rapporto, “prevenire l’ulteriore scivolamento di rifiuti nel fiume”. A preoccupare sono poi “i molti frammenti di sacchi di plastica, dispersi lungo le sponde e impigliati nella vegetazione, che costituiscono un problema di rilevanza paesaggistica e di preservazione degli habitat”. Sulla questione il presidente toscano Eugenio Giani ha avviato uno stretto confronto con il suo ’omologo’ dell’Emilia-Romagna, Michele de Pascale. Non sono escluse ordinanze per vietare la balneazione. Oggi intanto Legambiente svolgerà un sopralluogo tecnico con alcuni dei massimi esperti di ecosistemi fluviali per comprendere la gravità del danno. Plastic Free intanto, con un video pubblicato sui social, parla di “disastro ambientale senza precedenti con conseguenze ambientali gravissime ed effetti devastanti su fauna e flora”.
Della discarica si parlò, nel 1971, anche in Parlamento. L’interrogazione del deputato Pci Veraldo Vespignani, ex-sindaco di Imola, chiedeva ai ministri della sanità e dell’interno se fossero a conoscenza “che il Comune di Firenze ha posto in essere alcuni posti di scarico di rifiuti della nettezza urbana e ne ha altri in progetto che interessano il bacino imbrifero del rio Rovigo”. Il parlamentare, che rileva come “le operazioni di scarico di circa 300 tonnellate al giorno vengono eseguite ai bordi della carreggiata stradale”, enumera 4 siti di scarico: “2 in atto lungo la strada 477 tra la località Spiagge e il passo della Sambuca sul Monte Carzolano; 1 aperto oggi stesso al passo della Sambuca anzidetto; 1 in progetto in una valletta che dal Monte Altello scende nel Rovigo poco più a valle”.
L’interrogazione, con altre carte, è stata consegnata dal sindaco di Palazzuolo Marco Bottino ai carabinieri forestali: “Sono certo – dice – che un’occhiata a questi siti verrà data. Ma ritengo, visto che anche nel sito utilizzato lo scarico durò pochissimo, una settimana, gli altri luoghi indicati non siano stati poi utilizzati”.
I controlli comunque, se non sono stati ancora fatti, verranno effettuati. E si lavora anche a ricostruire la storia delle autorizzazioni negli anni ’70: “Non abbiamo trovato – spiega Bottino – accordi scritti, protocolli, o delibere ma solo qualche ricevuta. È stato appurato che ad aver fatto l’accordo a Firenze, non fu un sindaco, ma il commissario prefettizio”. Ora però l’attenzione è tutta sulle azioni per bloccare la frana e rimuovere i rifiuti. Ma molti luoghi sono inaccessibili e l’opera non è affatto semplice.