EMANUELE BALDI
Cronaca

Il medico in pensione: “Siamo diventati solo burocrati. E a rimetterci sono i pazienti”

La testimonianza del dottor Mazzerelli: “Ero per i sistemi digitali, ma così sono concepiti male”. I problemi principali? “Tra rispetto di note e piani terapeutici non c’è più empatica con i cittadini”

Un medico di base durante una visita in ambulatorio (Foto di repertorio)

Un medico di base durante una visita in ambulatorio (Foto di repertorio)

Firenze, 25 ottobre 2024 – Ricordate il ’vecchio’ medico, atteso dalla mamma come un incontestabile oracolo, che suonava il campanello, saliva su con la borsa marrone e dopo la visita emetteva la sentenza e su carta vergava nero su bianco la medicina che faceva al caso? Preistoria, ahinoi, e non tanto perché sia passato chissà quanto tempo da quel piccolo mondo antico (e analogico) quanto perché l’accelerazione vertiginosa – e a quanta pare fallace – del digitale ha stravolto usi e costumi della dialetti dottore/paziente con risultati che sulla carta potevano – e magari potranno – essere vincenti che ad oggi impicciano parecchio il quotidiano.

Ce lo conferma il medico fiorentino Fabio Mazzerelli, una vita con il camice bianco, e da poco tempo in pensione. Con una premessa: “Non vorrei essere visto con il classico ostruzionista che dice no a prescindere ai sistemi informatici nel mondo sanitario, anzi io ne sono stato uno dei primi sostenitori”. E allora cosa c’è che non va? “Il fatto che il modo in cui al momento sono concepiti crea solo burocrazia su burocrazia, complicando il lavoro dei medici anziché semplificarlo”.

Le cose, già non facili, si sono secondo Mazzerelli ulteriormente complicate con la pandemia. Il professionista, che ha iniziato la carriera nel 1983 e dieci anni dopo è diventato medico di medicina generale, oltre ai servizi a domicilio, riusciva tranquillamente a visitare con calma i suoi pazienti in ambulatori o a dirottarli, con l’esperienza, verso gli opedali.

“Un tempo era tutto molto più semplice perché c’erano quelli che possiamo definire ’autofiltri’: dei pazienti prendevamo nomi, cognomi, le tessere sanitarie e si annotava qualche esenzione. Lavorando su carta si creava un enorme argini ai sistemi informatici, dei quali ripeto io ero un sostenitore ma che all’atto pratico oggi, per una serie di storture, che non sono solo quelle legate ai tilt che si susseguono come quello di questi giorni, erodono gli spazi dei medici a discapito della cura del paziente” aggiunge Mazzerelli che poi scende più nel dettaglio elencando qualche esempio.

“La burocrazia nei nuovi sistemi ha innanzitutto portato a un boom delle note limitative che arrivano come sparate da una mitragliatrice con tutto quello che ne consegue. – spiega – C’è poi la nota dolente dei piani terapeutici con l’utilizzo dei farmaci di tipo specialistico di cui seguiamo il monitoraggio ma in un contesto dove il medico di fatto è pressoché uno spettatore”.

C’è poi la questione dei Nao, i nuovi anticoagulanti orali che ora i medici di famiglia possono prescrivere per le fibrillazioni atriali. Anche qui per un meccanismo farraginoso di trascrizione Mazzerelli spiega che “io faccio la diagnosi, il piano terapeutico, io firmo la ricetta e lla fine è come se scrivessi a me stesso”.

“Io sono della vecchia scuola, quando firmo una prescrizione mi assumo ogni responsabilità – conclude poi – oggi invece con il cosiddetto rispetto di note c’è un iter che nei fatti serve a tenere sotto controllo le spese farmaceutiche che comporta una perdita di tempo enorme”. Insomma cosa viene meno oggi? L’empatica con il paziente, la calma e il tempo che richiede una visita accurata, la possibilità di approfondire ogni aspetto di una patologia.

C’è un altro problema poi, figlio dei tempi. L’esplosione di internet e social hanno portato molte persone a fidarsi quasi più del web che del medico di famiglia. Io chiedevo ai miei pazienti: “E questo chi glielo ha diagnosticato, il dottor Google?”.