ILARIA ULIVELLI
Cronaca

Muore per meningite fulminante. Non era vaccinato

Un anziano è morto poche ore dopo il ricovero. Il meningococco C torna a uccidere dopo un anno senza decessi

Analisi in un laboratorio

Firenze, 22 marzo 2018 - E’ morto poche ore dopo il ricovero alla terapia intensiva di Torregalli, nella notte fra lunedì e martedì scorsi. La diagnosi: sepsi menigococcica fulminante. Un’infezione che inzia con i sintomi accomunabili a una banale malattia virale o da raffreddamento, con febbre e mal di gola. Ma che nell’arco di poche ore si rende riconoscibile e distinguibile – anche dalla meningite che la origina, causata dallo stesso batterio – per la comparsa sulla pelle di macchie rosse di diverse dimensioni, cosiddette lesioni pettecchiali. L’uomo aveva ottant’anni ed era in ottime condizioni di salute. Era stato dal medico di famiglia, per curare il malessere di tipo influenzale: poi nella serata di lunedì, a casa, il brusco peggioramento delle condizioni, con la comparsa delle macchie sulla pelle. La corsa in ospedale e le cure intesive, con antibiotico in vena, non sono state sufficienti a salvargli la vita. Sottoposti a profilassi antibiotica i sanitari e i familiari.

Martedì è arrivato il risultato della genotipizzazione: a colpire l’anziano, che non era vaccinato, è stato ancora una volta il temibile batterio meningococco di tipo C che ha fatto esplodere il caso Toscana con 30 casi e 7 decessi nel 2016 – 40 complessivi, compresi gli altri ceppi – e 31 casi – 38 globali conteggiando gli altri sottotipi – con 6 morti nel 2015, dando il via alla vaccinazione di massa e alla ricerca delle cause dell’esplosione del ‘cluster’ epidemico nella nostra regione, particolarmente concentrato nelle aree di Firenze, Prato ed Empoli. Sebbene non torni l’incubo meningite, ogni nuovo infettato dal batterio mette in allarme la popolazione: la malattia è partiocolarmente temuta perché il meningococco causa sepsi, una grave infezione sistemica che colpisce l’intero organismo e può portare a estreme conseguenze: spesso anche a causa di un’elevata resistenza agli antibiotici.

Con questo nuovo caso in Toscana, nel 2018, sale a 5 il numero di contagiati (4 da meningococco C, 3 decessi), mentre nel 2017, il numero complessivo era rientrato a 17 (sempre con una netta prevalenza di ceppo C, ma senza decessi), in un range di normalità che si attesta sui 15 casi all’anno, la metà di quelli registrati negli anni precedenti. «Questo decesso ci addolora, e nononstante il numero dei casi stia rientrando nel novero di quelli attesi, non abbiamo abbassato la guardia: la vaccinazione di massa è l’unica arma che abbiamo per fermare la diffusione del meningococco C», spiega l’assessore regionale al diritto alla salute, Stefania Saccardi. E’ lei che ricorda che, a scopo preventivo, la vaccinazione gratuita estesa a tutta la popolazione, è stata prorogata anche quest’anno sino al 31 dicembre, invitando chi ancora non l’ha fatta a cogliere l’occasione. Ricevuto il messaggio dalla comunità scientifica che l’unica misura di protezione contro la diffusione del batterio, e dunque anche la più efficace arma di difesa individuale, sia sottoporsi al vaccino, la popolazione ha vinto le resistenze, facendo raggiungere la soglia record di un milione di immunizzati nel territorio toscano.