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Mense scolastiche, Firenze al top: "Servizio cruciale per l’inclusione"

Il 96% degli alunni ha accesso ai pasti e il Comune ha aumentato gli investimenti e la qualità del cibo. L’assessora Funaro: "I bambini possono socializzare, apprendere nozioni e divertirsi con i menù speciali".

Firenze sul tetto d’Italia per la qualità del servizio mense nelle scuole. È quanto emerge, in estrema sintesi, dal paper pubblicato da Save the Children, che sottolinea come, in città, il 96 per cento dei bambini frequenta la mensa della sua scuola. Un numero sorprendente – soprattutto se paragonato alle percentuali delle altre grandi città italiane –, frutto di investimenti e progetti del Comune, che hanno reso quello del pasto un momento essenziale per ridurre le diseguaglianze e incrementare l’integrazione. "Siamo molto felici di questo risultato – esordisce l’assessora al Welfare, Sara Funaro –, ma il nostro lavoro non finisce qui. Come Comune crediamo in questo servizio e abbiamo investito molto nella qualità: nel 2019 il costo di un pasto per le casse comunali era di 4,12 euro, adesso è di 5,05 euro. La tariffa per le famiglie rimane, però, invariata e continua a essere calcolata in base alla fascia Isee".

Una formula che rientra nel percorso del Comune che porterà a un nuovo sistema di gestione in house del servizio di refezione scolastica a livello metropolitano, che conta circa 18mila pasti al giorno. Ma non solo, perché l’accessibilità alla refezione scolastica ha anche un obiettivo educativo e sociale. "Diamo la possibilità ai bambini che vivono in situazioni di disagio economico – aggiunge l’assessora – di consumare un pasto di qualità, che potrebbe essere l’unico della giornata. E allo stesso tempo, possono socializzare, apprendere nuove nozioni grazie anche ai menù etnici che le scuole propongono, e divertirsi con le giornate speciali in cui i bambini diventano dei piccoli chef".

A Firenze ci sono circa 220 famiglie in stato indigente che sono esenti dal pagamento del servizio mensa, e altre 1500 che ricadono nella fascia più bassa di Isee, alle quali il Comune chiede simbolicamente un euro a pasto. "È uno strumento di inclusione – sottolinea Funaro –, e una risposta in termini di welfare per molti genitori. Per questo la nostra sfida principale è quella di estendere l’orario pomeridiano, e quindi il servizio mensa, in più istituti, soprattutto nelle scuole secondarie di primo grado".

Al momento, su 319 medie, solo sette hanno adottato questo strumento, e si tratta della Guicciardini, la Pieraccini, la Poliziano, Pestalozzi, Papini, Rosai e la Pirandello. Ad attivarlo sono i dirigenti scolastici in autonomia.

"Sono tanti i valori condensati nel breve tempo che ragazzi e docenti trascorrono in sala mensa – conclude Funaro –, e vogliamo che diventi per tanti altri alunni un momento didattico ricco di molteplici aspetti educativi e di forte valenza formativa".

P.M.