di Emanuele Baldi
"Io una capricciosa, con la bufala se si può?". "Sì, un attimo per favore fate passare i carabinieri". "Daiii, babbo ma quando si mangia?". "Un secondo signora, pulisco il tavolo e vi fo accomodare".
Ore 20.05, via Baracca, pizzeria Tito. Sembra il ciak di un film di Vanzina in stato di grazia tra boccali di birra, mani spazzolate di amuchina, carabinieri che prendono documenti e il titolare ’Momi’ – il ’capo-rivolta’ dei gestori di locali fiorentini, colui che guida la cordata degli ’scissionisti’ andati un passo oltre i pur battaglieri ’Ristoratori Toscani’ il cui leader Pasquale Naccari ieri si è limitato a un innocuo flash mob di protesta nel suo ’Vecchio e il mare’ di via Gioberti – che sorride ai flash dei fotografi e non arretra di un millimetro nonostante i 400 euro di multa ("È la nona, giusto che i carabinieri facciano il loro dovere, e comunque tanto non le pago") appena sfornati nero su bianco.
Ci accomodiamo anche noi per vedere, di nascosto, l’effetto che fa. "Una pizza Napoli e una birra, per cortesia". Arrivano in un lampo ("Buon appetito, scusate la fretta ma c’è tanta gente fuori che ha prenotato"). Addentiamo una fetta mentre un carabiniere ci passa a fianco. Brivido ma non ci dice nulla.
"Le multe le prendo io, non i miei clienti – dice Momi – Non fanno niente di male, si lavano le mani, mantengono le distanze, entrano ed escono con la mascherina. E si mangiano una bella pizza...".
Adrenalina al massimo per “Momi“, Mohamed El Hawi, 34 anni, da 12 alla guida dei tre ristoranti di famiglia in città, ormai lo ’Spartacus’ che ha rotto le catene delle restrizioni governative per l’ora di cena, al grido di #ioapro1501, dando il la alla protesta che sta prendendo piede tra gli esercenti in tutta Italia.
"I miei clienti hanno continuato a venire a cena in tutto questo tempo, rischiando anche loro, più che altro dopo il coprifuoco. Non sono mai stati multati - continua il ristoratore - Le forze dell’ordine sono molto clementi, anche loro dalla nostra parte, seppur costrette a prendere ordini da chi ci governa. Nel penale, termine inserito nel decreto per terrorizzare gli eventuali trasgressori, si incorre nel momento in cui sia certificato che aprendo ho creato una situazione di pericolo e provocato contagio a diverse persone, ma come fai a dimostrare di aver preso il Covid nel mio locale? Le norme sono sempre state rispettate, tuttora mantengo il distanziamento, chi entra si sanifica le mani. Ho 300 coperti ma faccio entrare un terzo delle persone: stasera sono pieno con 100 clienti, così da mantenere la distanza tra i tavoli".
Una quarantina le persone nel locale quando ci alziamo da tavola. Sorpresa: non tanti giovani, piuttosto coppie di mezza età, famiglie con bambini. "E’ la gente del quartiere, gente bellissima che sta dalla nostra parte".
Momi è un fiume in piena: "In tanti garantiscono la propria adesione alla protesta, ma altrettanti se la faranno addosso - dice ancoraMomi - Abbiamo fatto una stima per cui in tutta Italia, tra ristoranti, bar, pub, negozi che dovrebbero stare chiusi e palestre, saremo tra 30 e 50mila persone. Non sappiamo più come rispondere al telefono, alle mail. La mia idea era di dar vita a un movimento che riunisse 100 ristoranti in tutta Italia: a prescindere da qualsiasi cosa succeda stasera, abbiamo stravinto. Ed è solo l’inizio". Usciamo, una sciabolata di freddo ci porta via di dosso l’odore forte della pizza e ci distoglie da una sorta di tranche. "Ma che roba surreale abbiamo appena visto?"
Postilla: Al ’Clarinetto’ di viale Lavagnini la polizia amministrativa non ha usato la stessa clemenza dei carabinieri a Novoli: al ristorante che aveva anch’esso all’iniziativa Ioapro è stata inflitta la sanzione della chiusura immediata per cinque giorni. Multa di 400 euro al titolare e stessa cifra anche per nove clienti.