REDAZIONE FIRENZE

Il Meyer accoglie un altro bambino palestinese: dovrà essere curato per le conseguenze di un’esplosione

Il piccolo a Firenze ha ritrovato il padre e un fratello. Dopo aver lasciato la Palestina con la mamma e due fratellini, ha attraversato il valico di Rafah per entrare in Egitto

Meyer

Meyer

Firenze, 14 febbraio 2025 - Il Meyer torna ad accogliere un piccolo originario della Palestina, insieme alla sua mamma e ai due fratellini. Un altro fratello, accompagnato dal padre, era già stato curato nei mesi scorsi, sempre all’ospedale pediatrico fiorentino. Il bambino, arrivato la notte scorsa, ha appena due anni e dovrà essere curato per le conseguenze di un’esplosione: il trauma gli ha provocato una emorragia, oltre a crisi epilettiche che non rispondono per ora ai trattamenti farmacologici.

Il ricongiungimento familiare di questa notte è stato reso possibile nell’ambito di un programma di assistenza umanitaria del governo italiano. La sua famiglia, insieme ad altre, ha lasciato la Palestina, ha attraversato il valico di Rafah per entrare in Egitto e da Il Cairo è volata in Italia a bordo di un velivolo dell’Aeronautica messo a disposizione dal Ministero della Difesa. L’arrivo a destinazione è stato reso possibile dalla Cross, centrale remota operazioni soccorso sanitario, e dalla Prefettura di Firenze.

Come accaduto in occasione degli altri corridoi umanitari, il Meyer si è attivato per accogliere il piccolo e la famiglia: ad attenderlo, come sempre in questi casi, anche un mediatore linguistico messo a disposizione dalla Fondazione Meyer per agevolare la comunicazione con i medici.

Ora il piccolo è ricoverato in Neurologia e dovrà essere sottoposto a una serie di accertamenti per decidere il suo percorso terapeutico.

“La Toscana, come sempre, è pronta ad allargare le proprie braccia e il proprio cuore, mettendo a disposizione le proprie eccellenze sanitarie e garantire così cure adeguate a chi non lo può ricevere nel proprio paese - commenta il presidente della Toscana, Eugenio Giani – . Offriamo una speranza a chi soffre ed è meno fortunato e lo facciamo non solo in occasione di guerre o gravi emergenze, ma anche investendo nella cooperazione internazionale, ad esempio per far crescere i sistemi sanitari di altre nazioni. Il nostro lavoro è ispirato da tre principi che sono alla base della sanità pubblica: equità, accesso universale e lotta alle disuguaglianze”.