di Lisa Ciardi
"In assenza di misure adeguate le Rsa toscane non saranno in grado di assicurare un’adeguata tenuta alla nuova, prevedibile, ondata di contagi legati al Coronavirus e saranno costrette a mettere in cassa integrazione circa mille dipendenti in esubero". A lanciare l’allarme, in una conferenza stampa organizzata ieri a Firenze, i rappresentati delle principali associazioni delle residenze sanitarie assistite per anziani, sia pubbliche che private: Francesco Biondi presidente di Agespi Toscana, Paolo Moneti presidente di Anaste Toscana, Franca Conte presidente Arat, Delio Fiordispina presidente Aret-Asp, Carmelo Capizzi di Uneba.
Le associazioni, che rappresentano oltre 170 strutture, hanno dichiarato nei giorni scorsi lo stato di agitazione e annunciato una manifestazione pubblica di protesta il 14 settembre alle 11 in piazza Duomo a Firenze. "Le Rsa hanno registrato un crollo degli utili e un incremento enorme dei costi a causa del Coronavirus – hanno spiegato – con il taglio dei posti letto e le quarantene. Soprattutto nei primi mesi della pandemia ci siamo poi trovati ad acquistare da soli i dispositivi medici e sanitari: per esempio abbiamo pagato 9,50 euro l’uno dei camici monouso normalmente in vendita a 50 centesimi. Chiediamo un ristoro economico alla Regione, per reggere alla seconda ondata, come abbiamo retto alla prima".
Tre i punti evidenziati dalle associazioni in un documento sottoscritto da Agespi, Anaste, Arat, Aret-Asp, Uneba e Arsa. Il primo sollecita la Regione affinché riconosca "al sistema della Rsa della Toscana, che ha contenuto il contagio con l’80% delle strutture senza un caso Covid, il ristoro dei maggiori oneri sostenuti in questi mesi per materiali, organizzazione, Dpi e per la pesante diminuzione dei ricavi determinata dalla riduzione dei posti letto, dal blocco dei nuovi ingressi e della chiusura dei centri diurni". Il documento chiede inoltre "risorse per contrastare il Covid 19 nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, sino all’arrivo del vaccino, come fatto da Emilia Romagna e Marche"". Ma il problema va oltre il Covid-19.
Le Rsa domandano infatti "una più adeguata quota sanitaria (la quota a carico della Regione e della Asl prevista per ogni paziente ospite ndr) che fino a oggi ha registrato l’aumento di un euro in dieci anni, per garantire la continuità e qualità delle prestazioni assistenziali agli anziani non autosufficienti, sempre più gravi" oltre al "rinnovoapplicazione dei contratti di lavoro". Infine si chiede "coordinamento e omogeneità di direttive tra Regione e Asl e il congelamento della delibera del 3 agosto". Le strutture contestano la contraddittorietà delle indicazioni soprattutto su gestione dei nuovi ingressi e isolamenti.