
I poliziotti in tenuta antisommossa durante la caccia all’uomo nel quartiere dell’Isolotto
Firenze, 3 giugno 2019 - Rolando Scarpellini, l’ex calciante che mise a ferro e fuoco il quartiere dell’Isolotto mentre era braccato dalle forze dell’ordine che gli davano la caccia dopo un’aggressione a una donna, è tornato in carcere. Lo ha stabilito il tribunale di sorveglianza, dopo almeno un episodio «negativo» nel periodo in cui Scarpellini stava scontando l’ultima condanna – tre anni e due mesi – presso la sua abitazione. Ha minacciato di nuovo una donna, persona diversa a quella da cui s’innescò la caccia all’uomo che tenne Firenze con il fiato sospeso per una notte.
«Il condannato era ed è persona pericolosa per la incolumità delle persone, ha una struttura fisica imponente che gli consentirebbe facilmente di aggredire chiunque anche avvalendosi solo della sua forza fisica, ciò nonostante non ha esitato a fare ricorso ad armi da sparo detenute illegalmente per minacciare il prossimo», motivano i giudici nel provvedimento con cui, dal 24 maggio scorso, l’ex calciante è di nuovo confinato a Sollicciano.
Le nuove minacce, maturate in questo periodo di «osservazione» da parte della sorveglianza, sono finite in un’informativa dei carabinieri al magistrato. La donna in questione non avrebbe presentato denuncia contro Scarpellini «ma dal tenore della segnalazione in atti – si legge nell’ordinanza – pare evidente che si tratti di una donna atterrita e sconvolta, che teme di poter essere uccisa dallo Scarpellini e solo per tale ragione non ha avuto il coraggio di formalizzare l’atto».
«Peccato per questa annotazione – dice il difensore di Scarpellini, avvocato Massimiliano Manzo –. Aveva una prospettiva di lavoro e una buona relazione degli assistenti sociali. Ricominceremo da capo».
Era l’agosto dell’anno scorso quando si mossero addirittura i corpi speciali, nell’ambito di un dispositivo azionato dall’allora questore Intini, per dar la caccia a questo gigante dopo che, armato, aveva minacciato una donna ed esploso alcuni colpi con un’arma che, verrà poi appurato, l’ex calciante deteneva illegalmente.
Alla fine, decisivo fu l’intervento di un ispettore della polizia postale, con un passato alla squadra mobile, al quale Scarpellini si consegnò prima che l’allarme sociale scaturito dalla sua fuga armata diventasse psicosi.
Per quell’episodio, che destò molto scalpore, il 48enne è stato condannato a tre anni e due mesi. Aveva ottenuto i domiciliari con il braccialetto elettronico, aveva la possibilità di riabilitarsi, oltre che con il lavoro (poteva riattivare la sua ditta edile) anche con il volontariato presso la Fratellanza Militare. Tutto in fumo dopo alcune telefonate choc: «Appena esco ti ammazzo e faccio una strage».
ste.bro.