Firenze, 17 febbraio 2024 – Un minuto di silenzio in ricordo delle vittime del crollo nel cantiere Esselunga in via Mariti. È stato tenuto oggi alle 15 davanti a Palazzo Vecchio a Firenze. Presenti tutte le istituzioni, dal sindaco Dario Nardella al cardinale Giuseppe Betori, e tantissimi cittadini. Un applauso è partito dopo il minuto di silenzio, lacrime in piazza della Signoria.
Oggi a Firenze è lutto cittadino per quanto accaduto nella mattina di venerdì 16 febbraio. "Ci vogliono regole e fatti, non basta solo piangere, la rabbia e le parole ormai sono state sprecate. Anche noi non abbiamo tanta voglia di parlare, perché quello che conta ora è che lo Stato faccia la sua parte". A dirlo è il sindaco di Firenze Dario Nardella a margine del minuto di silenzio in piazza della Signoria. "Oggi - sottolinea il sindaco - il principio è che la tutela della libertà di concorrenza viene prima della legalità e della sicurezza dei lavoratori. Noi dobbiamo invertire questo meccanismo, viene prima la sicurezza dei lavoratori e della legalità poi le regole della libertà della concorrenza di cui si occupa l'Europa".
"Mi meraviglia molto la linea legislativa liberalizzante dell'Europa che ha tolto ogni freno ai subappalti senza più nessuna capacità di regolarizzare questo sistema. Non è liberalizzazione quello che dobbiamo inseguire ma è la dignità delle persone che deve essere sempre assicurata”. Lo ha detto l'arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, a margine del minuto di silenzio. “C'è tanto sgomento per quello che è accaduto, poi in questo momento sento di dover dire tre parole - ha aggiunto -. La prima è preghiera perché io sono un credente e penso quindi tutto nella luce di Dio. Nella luce di Dio anche coloro che sono morti ed ora vivono nelle sue braccia e a lui li affidiamo, come pure affidiamo la cura di coloro che sono feriti e la loro guarigione. Ed infine la consolazione per tutte le famiglie e le persone che in questo momento sono nel dolore. Una seconda considerazione è quella della vicinanza. Dobbiamo essere accanto soprattutto a chi è ferito e alle loro famiglie, e alla loro sofferenza. La città tutta deve far sentire il suo calore di vicinanza concreto a queste famiglie perché la perdita dei loro cari non sia un baratro nell'oscurità ma sia un'apertura di generosità ed attenzione da parte di tutti noi. Infine la terza parola è la responsabilità. Tragedie come queste ci dicono che non è la fatalità perché esse accadono ma è responsabilità che altri dovranno accertare ma che noi dobbiamo resuscitare nel cuore di ciascuno. Tutti abbiamo un pò da responsabilizzarci in più nell'ambito del lavoro e della sua sicurezza. Noi chiediamo sempre che ci sia lavoro ma se il lavoro non è sicuro non lo vogliamo perché porta la morte”.