"A sentirti ‘spadellare’ mi viene la depressione, ti spiace se andiamo a mangiare da Settimio? Mario (Monicelli, ndr) era così, non lo incastravi. Però, cucinavamo anche insieme: ricordo il Leone d’oro utilizzato per battere il pollo alla diavola". È uno degli aneddoti svelati da Chiara Rapaccini (59 anni), artista, scrittrice e illustratrice - sua la serie di vignette ‘Amori sfigati’ nata sul web e firmata Rap, il suo nome d’arte - presentando ‘Mio amato Belzebù. L’amara dolce vita con Monicelli e compagnia’ (Giunti Editore), il libro in cui racconta la sua vita accanto al grande regista, morto suicida nel 2010 a 95 anni.
Ma, attenzione, non è l’ennesimo libro per cinefili dedicato al maestro e a quegli anni d’oro del cinema italiano. "E’ un libro scritto per noi donne che cerchiamo di non essere sempre dietro a un maschio. Racconto la nostra relazione, la fine della Dolce vita romana, ma anche la mia lotta per affermare me stessa" racconta Rapaccini.
Perché nel titolo lo definisce Belzebù?
"La prima sera che uscimmo insieme a cena mi spiegò come Eva avesse seguito il serpente lasciando il Paradiso terrestre per inseguire la conoscenza. E io capii subito che quell’uomo mi avrebbe insegnato il senso della vita. E della morte".
Il primo incontro fu sul set di Amici Miei dove faceva la comparsa, reclutata da Carlo Vanzina, allora assistente alla regia: che ricordi ha?
"Nel libro parlo di un ‘mostro’ ma va detto che uso un linguaggio iperbolico. Di Mario mi colpì la sua arroganza. Ma di cinema e di registi all’epoca non ci capivo niente".
Quando ha cambiato idea?
"Un giorno lo incontrai mentre partecipavo a una manifestazione femminista a Firenze. Mi provocò: ‘Credete davvero che vi liberete di noi maschi?’. E lì, cominciai a capire che era diverso dagli altri. Qualche sera dopo mi invitò a cena, telefonò a casa per chiedere il permesso ai miei. Io non ci volevo nemmeno uscire, ero combattuta, perché in parte ero attratta dal suo atteggiamento provocatorio e dalla sua intelligenza, dal suo essere divertente, spiritoso. Quella sera iniziò la nostra storia d’amore".
Lui 59 anni e lei 19: una differenza da fare scandalo...
"Sì, a Firenze sì, mentre a Roma era tutto diverso, nel mondo del cinema tutto era concesso. In famiglia mia madre non la prese bene mentre mio padre era una persona dotata di grande ironia, avrebbe potuto essere uno dei protagonisti di ‘Amici miei’, era molto simile a Mario e negli anni, per forza di cose si sono trovati".
A vent’anni ha lasciato tutto per trasferirsi a Roma...
"All’inizio non è stato facile: all’improvviso intorno a me non c’erano più coetanei, ma solo gente di 60, 70 anni, dove quello che contava di meno era importante, conosciuto, intervistato, paparazzato. Per quattro anni sono stata frastornata, non sapevo come comportarmi, che cosa dire, come vestire. E anche dopo non è stata una passeggiata, mi sono ritrovata a occuparmi di una bambina e di un uomo di una certa età, mi sono sentita sola".
Barbara Berti