Mirandolina, eroina sempre attuale. Sonia Bergamasco in ’La Locandiera’

Da martedì alla Pergola per la regia di Latella. Il 6 novembre l’attrice e tutto il cast incontrano il pubblico

Mirandolina, eroina sempre attuale. Sonia Bergamasco in ’La Locandiera’

Sonia Bergamasco nei panni di Mirandolina nella commedia ’La Locandiera’

"Lavora. Non cerca il matrimonio. È libera. Vuole essere padrona di sé stessa. Goldoni glielo fa dire a chiare lettere". Ecco la Mirandolina di Sonia Bergamasco, un’eroina moderna, ne ’La Locandiera’ prodotta dal Teatro Stabile dell’Umbria, con la regia di Antonio Latella. Lo commedia va in scena al Teatro della Pergola dal 5 al 10 novembre (ore 21, il giovedì ore 19 e la domenica ore 16) e il 6 novembre (ore 18) l’eterna fidanzata del commissario Montalbano sul piccolo schermo incontrerà il pubblico fiorentino.

"Credo che Goldoni con questo testo abbia fatto un gesto artistico potente ed estremo, un gesto di sconvolgente contemporaneità: innanzitutto siamo davanti al primo testo italiano con protagonista una donna, ma Goldoni va oltre, scardina ogni tipo di meccanismo, eleva una donna formalmente a servizio dei suoi clienti a donna capace di sconfiggere tutto l’universo maschile, soprattutto una donna che annienta con la sua abilità tutta l’aristocrazia" si legge nelle note di regia. Corteggiata inutilmente da aristocratici sfaccendati e offesa dall’ostinata misoginia del Cavaliere di Ripafratta, Mirandolina sa tenere a bada i nobili pretendenti e, allo stesso tempo, punire il Cavaliere, facendolo innamorare, salvo decidere, poi, di sposare Fabrizio, il suo servitore. La protagonista compie così una scelta politica: mettendo a capo di tutto la servitù, decide di nobilitare i commercianti e gli artisti, trasformando la locanda nel luogo in cui viene riscritta la storia teatrale del nostro Paese. "Per essere Mirandolina bisogna essere capaci di mettersi al servizio dell’opera, ma anche non fare del proprio essere femminile una figura scontata e terribilmente civettuola, cosa che spesso abbiamo visto sui nostri palcoscenici. Spesso noi registi abbiamo sminuito il lavoro artistico culturale che il grande Goldoni ha fatto con questa opera, la abbiamo ridimensionata, cadendo nell’ovvio e riportando il femminile a ciò che gli uomini vogliono vedere: il gioco della seduzione".