MANUELA PLASTINA
Cronaca

Misericordia Tocca a Basetti Sani "Il primo passo è ritrovare armonia"

Notaio in pensione, 70 anni, è nell’Arciconfraternita di piazza del Duomo da quando ne aveva venti "Il mio impegno nasce da una maturazione e dalla conoscenza di chi ho attorno. Per questo ho detto sì".

Misericordia Tocca a Basetti Sani "Il primo passo è ritrovare armonia"

di Manuela Plastina

Bernardo Basetti Sani Vettori è da pochi giorni il nuovo provveditore della Misericordia di Firenze. Prende il posto finora ricoperto da Nicolò d’Afflitto, alla guida dell’Arciconfraternita di piazza Duomo da un anno, ma del quale non ha chiesto la rafferma, ossia non ha dato disponibilità per il proseguimento dell’incarico. Di professione notaio, da poco in pensione, Basetti Sani Vettori è stato votato a larga maggioranza.

Quando è iniziato il suo impegno nella Misericordia?

"Molti anni fa, nel 1973, quando avevo appena 20 anni. Ero tra coloro che prestavano servizio in ambulanza, tutti vestiti e incappucciati di nero. Cose che i volontari più giovani hanno visto solo nei libri e nelle cerimonie religiose. Poi per portare avanti famiglia e lavoro mi sono allontanato per qualche tempo dalla vita attiva, ma sempre rimanendo legato alla Misericordia. Sono rientrato tra gli anni ’90 e 2000 e dal 2003 sono stato eletto Capo di Guardia, dopo aver svolto anche il ruolo di cancelliere dell’istituzione per alcuni anni".

Si aspettava questa elezione?

"Non proprio. Sapevo delle indicazioni fatte da alcuni confratelli di 5-6 nomi, di cui 2-3 eleggibili. C’è stata una richiesta di disponibilità e non potevo tirarmi indietro. Il mio impegno nasce da una maturazione e dalla conoscenza di chi ho attorno e al mio fianco. Per questo ho accettato".

Che situazione trova?

"Senza particolari sorprese. Conosco l’ambiente, i ruoli, i dipendenti e anche le criticità. Mi impegnerò per conoscerli ancora meglio supportato dal personale e dalle competenze specialistiche di ognuno. La Misericordia è una struttura molto complessa, fatta di tante realtà, rapporti, servizi. Non è più quella tra gli anni ’60 e ’90, con l’ambulanza che girava con la sirena accesa. Non è solo attività sociali, raccolte fondi e distribuzione ai meno abbienti. È tanto, molto di più. Molte delle sue sfaccettature non sono visibili".

Sono sempre più importanti i rapporti con le istituzioni e gli altri enti del settore, non trova?

"Sono relazioni che personalmente non ho mai dovuto coltivare, lo hanno fatto altri. Ma mi impegnerò al meglio anche in questo. Lavorare in rete è fondamentale, sia con le varie realtà caritatevoli che con le consorelle, con le pubbliche assistenze e gli enti del territorio. In questi primi giorni dal mio incarico, ho ricevuto molti messaggi di stima e disponibilità alla collaborazione: sono dunque positivo e propositivo in tal senso. Voglio instaurare un dialogo aperto e costruttivo con tutti, con particolare riguardo a coloro che si occupano dell’organizzazione dei servizi sanitari e sociali".

Qual è il suo primo obiettivo da Provveditore?

"Creare una situazione di armonia assoluta nella cerchia dei dipendenti e di chi opera all’interno della Misericordia. Non è stato un periodo facile, ci sono stati momenti complicati, qualche tensione e anche una manifestazione sindacale. Mi impegnerò in tal senso: consapevolezza e spirito di reciproca collaborazione ci aiuteranno ad operare per il bene del nostro sodalizio. C’è poi la novità in divenire dell’iscrizione al Registro unico nazionale del terzo settore: ci sono adeguamenti da fare in un mondo che è stato rivoluzionato decine di volte negli ultimi anni. La riforma richiede un profondo rinnovamento istituzionale volto a garantire il proseguimento delle attività. Ho le capacità tecniche per farlo, non perché mi ritenga più bravo di altri, ma vista la mia passata professione: ho i tecnicismi nel Dna".

Ha assunto un ruolo importante e di grande responsabilità…

"E pensare che da due anni e mezzo avevo iniziato ad assaporare il gusto della pensione e di più tempo da dedicare alla moglie e al mio ruolo di nonno. La mia famiglia dovrà sacrificarsi ancora un po’, ma ormai c’è abituata".