FIRENZE
Cronaca

Mister Disco e le note della storia: "Convertii Baggio al buddismo. La scintilla dentro la sua Golf"

Maurizio Boldrini dalla batteria dei Califfi al negozio a due passi dallo stadio "Roby entrò qui per cercare gli Eagles. Sua moglie Andreina mi chiamò infuriata, poi capì".

Maurizio Boldrini dalla batteria dei Califfi al negozio a due passi dallo stadio "Roby entrò qui per cercare gli Eagles. Sua moglie Andreina mi chiamò infuriata, poi capì".

Maurizio Boldrini dalla batteria dei Califfi al negozio a due passi dallo stadio "Roby entrò qui per cercare gli Eagles. Sua moglie Andreina mi chiamò infuriata, poi capì".

di Benedetto Ferrara

Il ragazzino coi riccioli neri frugava tra i dischi, il proprietario del negozio sapeva che era un giocatore della Fiorentina. Perché quella era la sua squadra del cuore e perché Mister Disco, il suo negozio, era a due passi dallo stadio e molti giocatori passavano di lì, compreso Antonio l’unico dieci, col quale aveva già una bella foto di cui si sentiva molto orgoglioso. Ma quel ragazzo che ora teneva in mano il vinile di Hotel California lo aveva visto sul giornale. Zoppicava un po’, la Fiorentina lo aveva acquistato dal Vicenza e, nonostante un brutto infortunio, non aveva rinunciato all’affare. Maurizio e Roberto, un ex batterista e un futuro pallone d’oro. Quell’incontro fu importante per il primo e decisivo per il secondo, che oltre a cercare dischi degli Eagles, cercava anche il sorriso e forse molto di più. Maurizio Boldrini oggi ha 77 anni e nella voce l’entusiasmo di allora.

Ma partiamo dall’inizio. Parliamo dei Califfi, il complesso fondato da suo fratello Franco, dieci anni più grande di lei…

"Franco aveva suonato il basso nel gruppo di Edoardo Vianello. Poi a un certo punto aveva deciso di formare un suo complesso: i Califfi. Andavano in giro a suonare con altri gruppi: ricordo i Giganti, i Profeti, i Camaleonti. Il più grande successo fu una cover in italiano di ’To love somebody’ dei Bee Gees, si intitolava “Così ti amo”".

Ma il fratello minore non era ancora un Califfo, giusto?

"No, io nel frattempo suonavo la batteria insieme a mio cugino e altri amici. Se loro erano i Califfi noi volevamo essere gli Emiri, così ci eravamo chiamati…".

E poi i fratelli si ritrovarono a suonare insieme.

"Sì, quando Franco sciolse il gruppo partì con una nuova formazione. Io e mio cugino entrammo a far parte della band e incidemmo un disco che ancora oggi è considerato un piccolo gioiello del progressive italiano. Si intitola “Fiore di metallo”. Poi ognuno prese la sua strada: Franco iniziò a lavorare per la tv, io aprii un negozio di hi-fi che negli anni ’80 divenne un negozio di dischi".

Quello dove un giorno entrò un giovanissimo Roberto Baggio…

"Un incontro che non dimenticherò mai. Anche perché poco dopo decisi di parlargli di buddismo. Roberto era un talento impaurito, aveva bisogno di trovare fiducia in se stesso. Io seguivo il buddismo della Soka Gakkai da più di dieci anni. Quella scelta mi aveva cambiato la vita. Ne parlammo un giorno mentre eravamo fermi davanti a un bar, nella sua Golf. C’era un rosario attaccato allo specchietto. Ricordo che gli dissi: Roberto, non preoccuparti, non devi pregare un altro dio. Però puoi alzare il tuo stato vitale e vedere gli effetti nella tua vita".

La conversione nella Golf non è male. E lui che disse?

"Nulla. Anzi, per un mese non lo rividi più. Poi riapparve e mi disse: vorrei venire a una riunione. E se inizio vorrei iniziare a recitare il mantra il primo dell’anno, come se fosse un nuovo inizio. Il primo dell’anno sentì suonare il campanello alle 10 di mattina. Ero andato a letto alle cinque. Ero stravolto. Gli aprì, lui mi guardò e mi disse: eccomi".

È vera la storia della telefonata di Andreina?

"È vera sì. Un giorno mi chiamò infuriata. Temeva che Roberto fosse stato circuito da qualcuno che volesse approfittarsi di lui. Le dissi che la capivo, e le spiegai bene le cose. Cosa fosse la Soka Gakkai, chi era Daisaku Ikeda, che non c’erano soldi di mezzo, che i nostri scopi erano la felicità individuale e la pace nel mondo, due obiettivi inscindibili. Le dissi anche che la filosofia buddista non contraddice la scienza e che la Soka Gakkai faceva parte delle organizzazioni non governative presenti alle Nazioni Unite".

E lei?

"Mi chiese scusa. Rimasi molto sorpreso dalla sua umiltà".

Poi l’addio di Baggio e in fiamme. Che giorni.

"Già. Lo voleva il Milan, ma fu Galliani, a cena, a dirgli che era già stato venduto alla Juventus".

Maurizio, sono passati altri giocatori dalle vostre riunioni?

"Una volta Roberto portò Lubos Kubik, ricordo che fece un sacco di domande. Ma quello più incuriosito era Aldo Agroppi. Venne spesso alle riunioni, così come veniva in negozio a frugare tra i vinili".

Calcio, musica e filosofia. Quante storie dentro questa storia.

"Sì, storie della nostra vita. Indimenticabili".