REDAZIONE FIRENZE

Ex militare Usa: il Mostro di Firenze sono io

La procura cerca riscontri alla confessione dell’uomo oggi ottantenne

Pietro Pacciani, morto nel 1998, condannato nel 1994 all’ergastolo per i delitti del Mostro di Firenze

Firenze, 30 maggio 2018 -  «I miei colleghi del Criminal Investigation Detachment (reparto dell’esercito Usa, già di stanza a Livorno) lo sapevano». Sapevano che lui era un Mostro. Un ‘seriale’. In America prima – soprannome ‘Zodiac ’, dalla firma apposta sui suoi delitti – e, poi, in Toscana: il Mostro di Firenze.

Le clamorose ammissioni di J.B. – 82enne ex ufficiale americano di origini italiane – aprono un nuovo, pazzesco e inquietante capitolo, l’ennesimo, dell’Inchiesta Infinita. Vent’anni di Esercito, di cui 10 nella MP, la polizia militare. La guerra in Vietnam: quest’uomo avrebbe ‘confessato’, per interposta persona, di essere l’autore materiale dei duplici delitti avvenuti fra il ’74 e l’85. Quando si era stabilito in un paese vicino a Firenze: luglio del ’74. E il primo delitto certo del Mostro data 14 settembre ’74. La bomba mentre la procura diretta da Giuseppe Creazzo e gli investigatori sono alle prese col presunto coinvolgimento di Giampiero Vigilanti, ex legionario che vive a Prato, e di un altro indagato. Lo scoop è del «Giornale», a firma di Francesco Amicone, free lance che sostiene d’aver raccolto le confidenze del presunto serial killer, scrivendone la biografia. Da qui un esposto ai carabinieri di Monza trasmesso alla procura fiorentina. Con l’esposto, un documento con dati biografici. E 4 indovinelli la cui soluzione porta all’identità di ‘Zodiac’.

Quattro pagine con l’ammissione di responsabilità da parte del presunto serial killer di 7 coppie tra il ’74 e l’85. Il racconto è terribile: l’ex ufficiale già ‘seriale’ di coppie più ricercati negli Stati Uniti, trasferitosi in Toscana avrebbe ripreso a colpire con medesime ‘modalità’. A cominciare dall’unica area scelta per commettere gli omicidi. Negli States la California. Qui, la provincia fiorentina. Di più: sarebbe lui l’Ulisse di cui parlò – avendolo conosciuto – Mario Vanni, il postino di San Casciano, condannato per alcuni duplici delitti nel 2000, per le dichiarazioni di Giancarlo Lotti. Vanni indicò ‘Ulisse’ come il vero pluriomicida in una conversazione intercettata il 30 giugno 2003 nel carcere Don Bosco di Pisa. Parlò però di un ’nero’. Nella testimonianza piombata sul tavolo degli inquirenti (il procuratore aggiunto Turco ha ereditato l’ultima inchiesta dall’attuale procuratore di Pistoia, Canessa) ‘Zodiac’ – che avrebbe fatto ammissioni sui delitti tra il ’66 e il ’74 negli Usa con messaggi cifrati alla stampa – dice di non essersi «mai consegnato per non mettere nei guai gli altri». Sempre al coperto fino alle prime, ambigue dichiarazioni sulla sua presenza in luoghi dei crimini negli States. Poi a commento delle indagini su Vigilanti. Fino alle sconcertanti ammissioni con confessione (11 settembre 2017) riportata agli inquirenti il primo marzo.

g.sp.