Un anno complesso con diverse criticità e uno stop dopo anni, invece, di grandi fatturati. Fotografa così il 2023 per il settore moda di Scandicci Alessandro Picchioni di Filctem Cgil Firenze individuando una serie di segnali preoccupanti su cui intervenire con urgenza: "Sicuramente – dice - il comparto moda in generale, dalla pelletteria all’abbigliamento, alle calzature, agli accessori metallici, da diversi mesi, almeno dal secondo semestre 2023, ha subito un rallentamento che ha avuto una impennata a partire dall’autunno. I motivi sono molteplici: c’è una flessione dei mercati di riferimento Cina e Nord America, in Europa c’è stata l’ondata dell’inflazione, ci sono guerre in corso, si viaggia di meno, una concomitanza di fattori che fa sì che un certo target di clienti abbia comprato e stia comprando meno. In questo caso il target di riferimento sono le fasce alte ma non altissime di clienti perché il prodotto di superlusso, che solo pochissimi si possono permettere, anche in questa fase non soffre più di tanto". Al momento, per fortuna, non ci sono state ricadute negative legate a licenziamenti ma il quadro è di massima cautela: "Dal punto di vista occupazionale – prosegue infatti Picchioni- queste difficoltà non hanno avuto attualmente impatti perché fortunatamente il comparto viene da un periodo di anni e anni di crescita e quindi gli ammortizzatori sociali erano tutti disponibili. Il problema è che si stanno utilizzando questi strumenti da qualche mese e, soprattutto gli ammortizzatori sociali sull’artigianato, i Fondi di Solidarietà Bilaterale Alternativi, hanno un respiro di poco più di tre mesi. Siamo preoccupati perché ancora non si vedono segnali di ripresa e probabilmente sarà così anche nei primi mesi del 2024. Dovrà essere fatto qualcosa". Alcune strategie sono dunque da mettere celermente in campo: "Ad oggi – prosegue infatti Picchioni - sicuramente ci sono tante cose che servono: fare un piano sugli ammortizzatori sociali soprattutto per le aziende artigiane ad esempio. Poi occorre dare sostegno alle imprese dal punto di vista finanziario, la bancabilità delle imprese, perché una cosa sono i brand che hanno un volano clamoroso e un’altra sono le aziende della filiera che invece hanno un volano finanziario molto debole e anche con gli ammortizzatori sociali, con il fatturato in calo, pur risparmiando con la cassa integrazione possono andare in difficoltà dal punto di vista delle performance finanziare. Terzo tema, ma questo con più tempo a disposizione, quello di rivedere tutta l’impostazione del distretto: se il comparto così composto nel giro di pochi mesi può cominciare ad arrancare dopo essere andato benissimo per anni, bisognerà pensare ad un distretto con anticorpi più robusti per i periodi di difficoltà. Rendere cioè la struttura della filiera più performante e meno esposta ai problemi di cali di volumi". Un passo concreto per mettere in campo azioni e politiche in grado di attivare questi anticorpi può essere un confronto sulle criticità concrete che il comparto moda sta vivendo: "Nel novembre scorso – prosegue Picchioni – nel corso di una iniziativa che abbiamo organizzato a Scandicci abbiamo chiesto alle aziende di costituire con il sindacato un tavolo nel quale deve emergere tutto quello che serve per poi rivolgersi alle istituzioni. Siamo in contatto diretto con le imprese e c’è una disponibilità da parte di Confindustria quindi contiamo, a breve, di poter attivare il tavolo".
CronacaModa e crisi Settore in allarme : "Ora un tavolo tra aziende e politica"